DB Multiverse
Hanasia, la Regina dei Saiyan
Scritto da Salagir
Traduzione e adattamento di Crix, Prosavio e ItsAMeLuigi
Questa storia si svolge sul pianeta dei Saiyan, ben prima che questi diventassero il popolo di sterminatori che portò terrore in tutta la Galassia all'epoca di Re Vegeta. Se ti sei mai chiesto in che modo queste persone così potenti vivessero in comunità, se vuoi conoscere le sorti dei Guerrieri Millenari che hanno preceduto Broly, se le avventure di una frenetica ed emotiva guerriera in un mondo crudele ti tentano…allora entra nel mondo della Saga di Hanasia!
Parte 1 :123
Parte 2 :4567891011121314151617
Parte 3 :18192021222324252627282930313233343536373839404142434445
Parte 4 :464748495051
L’arena spaziale
Non smettevano di avvicinarsi, l’arena non smetteva di ingrandirsi. Ciò che Hanasia aveva pensato essere una bolla di vetro in realtà era la cupola illuminata di un parco. E alla fine non era un parco, ma un gigantesco spazio grande come un campo di battaglia, con piccole aree verdi per aiutare il rinnovamento dell’ossigeno. Poi vide che le aree verdi non erano piccoli cespugli ma grandi alberi. I muri lungo i lati di questa pianura erano già nascosti alla sua linea di vista dai confini del boccaporto.
Era davvero gigantesca.
E il punto dove la bomba era nascosta… Poteva visualizzare il percorso grazie all’immagine mentale che Bourgo le aveva messo nella testa. Da dov’era non poteva vederla. Si sarebbe dovuto lasciare il “parco”, muoversi lungo estesi corridoi, raggiungere i quartieri lontani e la mensa dei soldati, ed era lì, in una capanna, che era nascosta la macchina che avrebbe preso tutte le loro vite.
Tagarrion indicò l’ordine di marcia ai Saiyan. Li aveva portati alla stanza della navicella dalla quale erano entrati. La sua porta scorrevole era chiusa e i guerrieri erano frustrati di non poter vedere all’esterno. La porta dietro di loro chiuse il boccaporto.
Provò a spiegare loro che cosa sarebbe successo, sapendo che mancava loro il vocabolario spaziale.
— Fra pochi secondi, la gravità, l’aria e il calore in questa stanza spariranno. Poi si aprirà la porta verso l’esterno. Voleremo subito verso lo scudo. Per entrare nell’arena spaziale, sarà come andare in acqua, ma molto più difficile. Quindi tuffatevi con entrambe le mani davanti, a punta, per passare attraverso la protezione. Fatto questo, sarete circondati dall’aria, e soggetti alla gravità. Non perdete tempo, il vuoto spaziale è ostile. E soprattutto non guardate a destra.
Sulla loro destra c’era il sole.
Era molto soddisfatto di sé stesso, credeva di averlo reso chiaro e semplice.
Molti Saiyan alzarono la mano.
— Ci sono un sacco di parole che non ho capito.
Tagarrion sospirò. Hanasia rispose:
— Non riuscirete a respirare. Correte dritti nel muro di luce, tuffandovi. E fate in fretta.
— Adesso? — Chiese un altro Saiyan, che si stava chiedendo se dovesse distruggere e attraversare la porta. — Dobbiamo… uuuuhhh… rompere… gasp!! GASP!! (Non riesco a respirare!!)
I Saiyan si resero a stento conto che la gravità era scomparsa. E tutte quelle chiacchiere sul calore erano trascurabili rispetto alla sensazione di soffocamento che era, fino ad ora, del tutto nuova.
La porta del boccaporto si aprì. Si lanciarono in avanti, nel panico. La maggior parte si mise in una posizione di tuffo. Gli altri si fecero più male alla testa quando passarono attraverso lo scudo di energia.
Dall’altro lato, le condizioni erano più vicine a ciò che conoscevano e riuscirono a calmarsi, respirare un po’, e ricevere le prime raffiche di energia da sotto di loro.
Hanasia si trasformò in Super Saiyan e fu tra i primi ad arrivare. Osservò di lato e con efficienza ciò che li stava aspettando. Un esercito di soldati regolari, proprio come i due attacchi precedenti. Anche se Hanasia non aveva mai davvero incrociato soldati vivienti, conosceva i loro livelli di potenza. Sapeva che i Saiyan e i ribelli li avrebbero attraversati facilmente. Ma non le sarebbe costato molto ridurre i loro numeri della metà.
Provò quanto più possibile a ignorare il demone e la sua aura malvagia che stavano nel bel mezzo del suo esercito, e identificò i livelli di potenza maggiori attorno a lui.
Alzò le braccia e una pioggia di palle di fuoco si riversò sull’arena.
Una giornata del cacchio per Ganicou, una soldatessa dell’esercito di Frosty.
L’animo sul campo di battaglia già non era buono. Ogni soldato esperto di un Demone del Freddo sapeva che i loro capi non combattevano mai, a meno che il loro esercito non avesse già perso. E Frosty si era piazzato in mezzo ai suoi uomini, come se niente fosse… Poteva solo significare che li considerava già morti.Senza armatura. Sapeva che le navi si erano fermate vicino, però che diamine!
Comunque, i suoi compagni aprirono il fuoco. Non erano i soliti soldati comuni, Frosty non si circondava di mezze calzette. Erano tutti piuttosto forti, anche se ben lontani dall’élite. Ciò significava che, primo, sapevano dove mirare, e secondo, le loro armi da fuoco erano piuttosto fiche. Era un cannone energetico fissato sul braccio, poteva distruggere muri rinforzati. Ultimo modello. All’epoca almeno. Comunque. I loro spari colpirono quelli che arrivavano con precisione. E loro dissero: “Ahia!”
"Ahia?? Non si fa Ahia Ganicou ti spara! Si fa Aaaaaarrgh!! Il mio braccio! Dov’è il mio braccio Di cosa sono fatti questi guerrieri spaziali?”
Come se non bastasse, un essere di luce gialla iniziò a lanciare un sacco di sfere di energia che schizzarono con una velocità incr--
E il giorno di Ganicou fini lì.
Tutti i soldati minimamente vicini gli uni agli altri morirono all’istante.
Tutti i soldati minimamente forti morirono all’istante.
Otto soldati d’élite morirono all’istante.
Yikoun morì all’istante. Ebbe appena il tempo di pensare: “Che lucetta cari—”
Avoka quasi morì all’istante. Un attacco energetico era andato nella sua direzione. Ma l’aveva previsto e aveva generato uno scudo. Era stato attraversato come il burro da un coltello caldo. Ma l’aveva previsto e aveva già iniziato a muoversi all’indietro, tutti i muscoli contratti, le braccia davanti al viso. I suoi vestiti erano bruciati e strappati. Ma l’aveva previsto e aveva vestiti di ricambio nell’appartamento per dopo il combattimento.
Hanasia sentì che uno dei due soldati più forti era sopravvissuto. Ma non ebbe il tempo di porvi rimedio. Il potere del Demone si era mosso, quasi all’istante. Era dietro di lei. Venne sopraffatta dalla sua aura malefica. Le sussurrò all’orecchio: — Mi piace il tuo stile.
Ma lei lo sentì? Il pugno di Frosty l’aveva colpita alle costole così forte che perse conoscenza prima di schiantarsi contro il terreno dell’arena.
Mentre i ribelli, da combattenti esperti quali erano, non si lamentavano dell’improvvisa mancanza di avversari sul campo di battaglia – si lanciarono sugli ultimi rimasti, talvolta in gruppo per maggiore efficienza… I Saiyan d’altro canto si lamentavano apertamente della mancanza di azione. Finché un potente soffio al cuore non portò loro un dolore insopportabile. Quelli a terra caddero in ginocchio. Quelli in volo caddero e basta. Chiunque non abbia avuto un attacco di cuore non può capire il dolore che sentivano. I loro cuori avevano tutti smesso di battere!
Come aveva previsto, Avoka il telecineta aveva notato che la maggior parte dei suoi avversari erano della stessa specie. E nonostante fossero più forti dei soldati regolari, erano comunque niente rispetto a lui. Poteva dunque semplicemente mettere a posto il pasticcio con un attacco raggruppato, mirando ai cuori dei Saiyan. Era semplice: li percepì, basandosi sul loro ritmo, le loro pulsazioni identiche, che nessuno dei suoi soldati presentava, ed esercitò una pressione sufficiente a impedire agli organi di svolgere il vitale lavoro.
Il Namecciano ribelle, Bourgo, atterrò davanti a lui, esattamente a 6,34 m. Senza perdere tempo a presentarsi, pose un braccio dietro di sé, per, evidentemente, scagliare un pugno o un colpo energetico. Avoka sapeva che Bourgo poteva allungare le proprie braccia, e quindi considerò entrambe le opzioni.
Ma perché presentarsi così, con un attacco frontale? Bourgo non era un combattente guidato dall’onore o dal desiderio di sfida, due motivi che avrebbero potuto spiegare quel comportamento. Era un vigilante, uno efficiente. Che andava di fretta perché quello stratega sicuramente aveva capito che Avoka era il punto d’origine del dolore dei Saiyan.
Dunque era una finta. Avoka si lanciò di lato, così evitando l’attacco a tradimento di Tagarrion, il ribelle in armatura di cui nessuno conosceva il volto.
Be’, in realtà tutti conoscevano il suo volto, ma dieci anni fa, no. È una breve, poco interessante storia che coinvolge un quotidiano di “inchiesta” e un paparazzo.
Bourgo spedì il proprio pugno in un attacco a Pistola Gam Gam , nella direzione in cui Avoka sarebbe stato fra un secondo. Ma troppo in fretta. Avoka fece un micromovimento e il braccio gli passò qualche centimetro davanti. E quello era l’obiettivo. Avoka adesso era bloccato fra un gomito e Tagarrion che lo stava inseguendo. Avoka il telecineta decollò verticalmente. Ma a una velocità sorprendente. Aveva volato e si era dato una spinta sollevando anche il proprio corpo con i suoi poteri. Si sarebbe potuto dare un’ulteriore spinta pigiando sul terreno con il proprio tallone, ma aveva dei limiti; era essenziale che mantenesse il suo stile, ossia braccia incrociate, fluttuando leggermente e con i piedi sospesi.
I suoi due avversari erano sorpresi dalla sua efficiente fuga e seguirono a ruota. I Saiyan stavano ancora soffrendo. Dovevano fargli perdere la concentrazione abbastanza a lungo da farglieli lasciare! Ma l’aveva previsto. Mentre quei ridicoli ribelli d’élite di livello di potenza superiore non riuscivano a mettergli pressione…
I due ribelli non sapevano cosa fare. Tutto ciò che lui doveva fare era schivarli fino alla morte dei tre quarti del loro esercito. A quel punto avrebbe contrattaccato. Tagarrion allora improvvisamente lanciò una spina, proiettata dal centro di due placche della sua armatura. Avoka l’aveva… Avete capito l’antifona. Schivò il proiettile. La rabbia crebbe mentro di loro. Inoltre, avevano notato – più che osservato – che Hanasia era stata messa al tappeto con un colpo solo.
E che il Demone era sceso vicino al suo punto d’impatto.
Frosty si prese un quarto di momento per ponderare le sue opzioni. Era tremendamente più forte dei suoi fratelli. Era tremendamente più forte di questa “Super Saiyan”. Infatti, questa guerriera aveva avuto difficoltà contro il suo fratello più piccolo ed era caduta nel suo attacco a sorpresa. Certo, Frosty non c’era andato piano, ma cascarci a tal punto! E perdere conoscenza!... Peggio ancora, si stava contorcendo a terra: l’attacco di Avoka stava influenzando anche lei.
I suoi capelli erano tornati allo stesso nero dei suoi pari. Anche lei era influenzata dal banale attacco telecinetico di massa. In breve, era una comune Saiyan, ma poteva “trasformarsi”. Come un Demone, ma per diventare più forte anziché limitarsi. Una forma di potenziamento piuttosto che di riduzione? Uhm, era possibile? Se ne sarebbe dovuto interessare un giorno…
Il suo avversario era così debole, per lui in ogni caso, che non rischiava molto… Far durare un po’ il combattimento, no? Farla rialzare, farle riprendere animo… Era un’opportunità unica per misurarsi contro il più forte essere “inferiore” che fosse mai esistito… I Demoni spesso sognavano di potersi lasciare andare del tutto in una dimostrazione di forza, provare davvero le proprie capacità, come Freezer avrebbe un giorno voluto davanti a Son Goku. Contro un altro Demone… Non era lo stesso. C’era giudizio, critica, una conseguenza… Qui, poteva scatenare la sua furia, il suo avversario poi sarebbe morto e nessuno gli avrebbe ricordato di aver mancato una finta a un compleanno qualche 175 anni dopo.
Tutto ciò, se fosse sopravvissuta ad Avoka, ma qui sembrava ovvio. Frosty voleva bene ad Avoka, e il suo livello di maestria lo affascinava. Ma era nello stesso modo con cui ci si sarebbe potuti far affascinare dalla precisione di un uccello, il quale con il suo crudo becco, poteva creare un nido intrecciando ramoscelli. Perché per Frosty, Avoka rimaneva un debole. Se Avoka poteva sollevare un’intera montagna con il proprio potere, Frosty poteva spostare un pianeta dal proprio asse di rotazione. Se Avoka poteva uccidere tutti i Saiyan in mezzo minuto, come un uccello che fa il proprio nido, Frosty poteva uccidere tutti i Saiyan, i ribelli, e il proprio esercito in un secondo solamente rilasciando la sua aura, come un gorilla che lanciasse un tronco su un sentiero.
E aveva ucciso Chili, capo della Squadra Hot. E di quel tizio, Frosty era un po’ stanco. Non avrebbe mai saputo se sarebbe riuscito a resistere al suo controllo mentale. Be’, sì. Era palese che un Demone non sarebbe stato battuto. Notare la differenza fra realtà e illusione era così semplice! Si sarebbe davvero dovuti essere uno delle sottospecie per sbagliarsi… Eppure, non cambiava il fatto che i sensi potevano venire alterati, e ciò era pericoloso.
Comunque, voleva un combattimento. Ma d’altro canto, due dei suoi fratelli erano morti. Erano stati troppo arroganti. E anche Frosty stava per esserlo. Si erano buttati dritti verso una “trappola planetaria”. Era tutto importante. Era nel suo interesse finire questa guerriera mentre era a terra. Era la scelta giusta, e noiosa.
C’erano così tanti capelli. Ne prese una larga manciata. Mise un piede sulla base del collo. Avrebbe tirato forte e improvvisamente, il che le avrebbe spezzato la colonna vertebrale. Frosty si divertiva sempre con il fatto che la maggior parte delle specie potesse morire per rottura della colonna vertebrale. Ma per essere sicuro, avrebbe anche distrutto il corpo dopo.
Una strana luce catturò l’attenzione degli occhi del Demone del Freddo.
Così presto? Avoka l’aveva previsto, ma questo evento era accaduto come nella più rapida delle sue stime. Frustrante.
Dozzine di sfere di luce penetrarono lo scudo, sparate dalle navicelle nemiche che le seguivano, quelle degli Tsufuru. Vennero disperse con efficienza nell’arena. Non erano distribuite uniformemente, ma non lasciavano nemmeno grandi vuoti. Una buona copertura luminosa a 17 milioni di Zenos.
Tutti i Saiyan, agonizzanti e contorcentisi sul terreno, notarono l’aumento di luminosità. Pieni di speranza, fissarono dritto le lune artificiali. Le loro pupille si ritrassero fino a diventare invisibili. I loro corpi si ispessirono, i peli crebbero, i canini si allungarono più in fretta degli altri denti. Tutte le parti del corpo crebbero, inclusi i loro organi interni: compreso il cuore. Moltiplicando la sua grandezza, pompando dieci volte più veloce, come un pomelo sotto steroidi. I loro cuori non erano più i cuori a cui Asoka stava mirando.
E fu una liberazione totale. Si sentirono rinfocolati.
Hanasia sentì le loro forze tornare e aumentare. L’energia dei suoi compagni le fece riguadagnare conoscenza. Girò la testa e iniziò a trasformarsi in un Oozaru. I suoi capelli si accorciarono, sfuggendo alle mani di Frosty. Mentre il suo corpo si ingigantiva, il piede del demone venne sollevato, e respinto. Era affascinato dal fenomeno. Il Magnifico Maggiolino Mutante di Mutaito era capace di aumentare il proprio volume di cinquanta volte, ed era un fenomeno impressionante, ma la sua taglia iniziale era di soli tre millimetri! Lo spazio dell’arena si stava riempiendo di bestie pelose i cui vestiti stracciati stavano cadendo ai loro piedi. Il suo primo pensiero fu che li rendeva bersagli ancora più semplici…
Il secondo fu: “Oh, ma sono davvero molto più forti!” Altro che lenti lumaconi, i guerrieri si stavano muovendo ancora più in fretta. Uno di loro sparò un attacco d’energia dalla bocca, senza nemmeno sforzarsi. E ciononostante, l’impatto distrusse parti dei muri della nave!
In un batter d’occhio, gli ultimi soldati dell’impero vennero eliminati. Solo lui e Avoka rimasero.
Avoka incrociò le braccia. Mentre sfuggiva i due ribelli, una grande scimmia si lanciò sulla sua traiettoria. Il soldato fece un movimento con un dito, e la testa della scimmia, manipolata a distanza da un semplice comando, si girò di 180°.
Ma era solo l’inizio. Nessuno voleva lanciarsi al Demone del Freddo, certamente l’essere più forte dell’universo (*). Invece, partecipare al linciaggio del terribile Avoka, ecco qualcosa a cui tutti volevano prendere parte! E forse, se per fortuna avessero potuto sferrare il colpo di grazia… Un vanto grandioso da aggiungere alla propria leggenda.
(*) Universi 1 e 10: ed era vero, tranne che per i Kaioshin.
(*) Altri universi: ed era vero, tranne che per il Kaioshin.
(*) Universi 2 e 5: scordateveli, sì?
Tutti i ribelli caricarono il telecineta, insieme a parecchi Oozaru. Li schivò con qualche difficoltà, prendendosi solo un momento di tanto in tanto per sferrare un colpo, ovviamente mortale.
Ma era all’angolo, e alla fine sarebbe caduto sotto i numeri. L’aveva previsto, certo, ma non significava che avesse trovato una contromossa.
Frosty alzò gli occhi. Era ai piedi di un Oozaru particolarmente potente, luminosamente accecante di luce gialla. Che creatura bellissima. Era sua. Il suo avversario. Il suo giocattolo. Il suo grande, grandissimo sacco da boxe.
Volò, quasi lentamente, per portarsi a vista, a metà quota della scimmia, all’altezza di circa mezzo palazzo. Tagliando l’aria, il pugno del gorilla stava già schizzando verso di lui. Mise l’avambraccio di lato verticalmente, e stabilizzò il proprio volo. L’impatto produsse onde d’urto. Nonostante i suoi sforzi, Frosty non aveva potuto impedire al proprio corpo di venire mosso di alcuni centimetri. Ma Hanasia capì: i propri colpi non l’avrebbero ferito.
Lui frustò il pugno con la propria coda, e lei sussultò per il dolore. Poi lui unì le mani davanti, con gli indici puntati. Immediatamente, una grande sfera d’energia si formò dalle punte. Sparò.
Spinta dalla paura, Hanasia iniziò un movimento di ritirata, invano, la sfera l’avrebbe colpita nello stomaco e avrebbe fatto molto danno. Se avesse avuto la grazia di Corrne, o la destrezza di Luberkut, si sarebbe potuta girare e lasciarsi sfiorare. Ma era Hanasia, e non poteva evitarla. Avrebbe dovuto scagliarci contro le mani, e se possibile deviarla.
Poi, qualcosa scattò nella sua testa. No. Doveva attaccare. Se avesse schivato il colpo, avrebbe lasciato un’apertura per l’attacco successivo. Sì, lui era terribile, veloce, ridicolmente potente… Ma… Anche lei!
Infuriata da uno sprezzo improvviso, Hanasia caricò un attacco energetico da mandare contro quello di Frosty. Ma quest’ultimo stava mirando dritto al suo stomaco. E gli Oozaru sparavano solo dalla bocca. Quindi per la prima, e ultima volta nella storia degli Oozaru di tutti i tempi, creò una sfera di energia nel palmo della sua mano ruvida. La lanciò all’attacco di Frosty. Le due sfere si toccarono. Lei spinse. Mentre Frosty aveva lanciato il proprio attacco e non lo controllava più, Hanasia spingeva con tutta la sua energia dietro il proprio. Ci fu un breve tiro alla fune, in cui lei spinse sempre più forte. Poi all’improvviso, entrambe le sfere di plasma vennero proiettate contro il demone. Sorpreso, Frosty prese in pieno il proprio attacco sommato a quello di Hanasia.
Si schiantò sul terreno attraverso parecchi alberi. Lei non gli diede tempo di muoversi.
Hanasia gli si lanciò addosso, e aumentando la velocità del suo balzo tramite il volo, mandò il suo enorme pugno a bucare il terreno, penetrando per parecchi metri.
L’impatto sollevò il resto dell’arena come un terremoto enormemente violento che si propagava come un’onda su di un lago. L’intera pianura artificiale si sollevò e cadde, rompendo il terreno e sradicando tutte le piante.
Più giù, il fondo della nave si gonfiò su di una superficie di dieci metri quadrati, mentre assorbiva lo shock. Quando la tensione raggiunse il picco, si perforò. Le parti interne della nave che non erano fissate solidamente, poi il terreno vennero risucchiati dal grande buco nello scafo. Vennero seguiti dalle piante, e da alcuni corpi, fra cui Frosty, che stava perdendo conoscenza.
Automaticamente, gli scudi dell’arena spaziale si adattarono e coprirono completamente l’apertura. I forti venti verso l’esterno si fermarono. Hanasia non aveva idea di cosa fosse successo, ma sapeva che Frosty ora era nello spazio, essendo passato attraverso il “piccolo” buco. Doveva unirsi a lui?
Avoka aveva previsto che un tale buco si sarebbe aperto da un momento all’altro e che il suo risucchio avrebbe distratto tutti. Erano i Saiyan a essere i più sorpresi, ma fu abbastanza per lui per uccidere cinque persone a distanza, durante il microriposo che i suoi numerosi avversari gli avevano lasciato.
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