DB Multiverse
Hanasia, la Regina dei Saiyan
Scritto da Salagir
Traduzione e adattamento di Crix, Prosavio e ItsAMeLuigi
Questa storia si svolge sul pianeta dei Saiyan, ben prima che questi diventassero il popolo di sterminatori che portò terrore in tutta la Galassia all'epoca di Re Vegeta. Se ti sei mai chiesto in che modo queste persone così potenti vivessero in comunità, se vuoi conoscere le sorti dei Guerrieri Millenari che hanno preceduto Broly, se le avventure di una frenetica ed emotiva guerriera in un mondo crudele ti tentano…allora entra nel mondo della Saga di Hanasia!
Parte 1 :123
Parte 2 :4567891011121314151617
Parte 3 :18192021222324252627282930313233343536373839404142434445
Parte 4 :464748495051
Adunanza di forze
Traduzione di Crix, adattamento di Prosavio
La futura regina e il contastorie avevano volato fino ad essere al di sopra della capitale. Hanasia ammirava il mare che non era lontano. Dopodiché si girò verso Corrne, avvicinandosi a lui.
“Bene. Andremo velocemente, quindi agganciati a me e io ti traino. Dammi un colpetto sulla spalla per andare verso la giusta direzione, se devio. Prima di tutto, da che parte si trova?”
“Di là – disse il contastorie, indicando con il dito una direzione. – Ma come hai trovato la capitale?”
“Ho percepito la forza dell’invasore”, disse mettendosi orizzontalmente.
“Percepito…?” Fece Corrne, domandandosi a cosa si sarebbe dovuto agganciare. Sul ventre, come fanno le famiglie che trasportano i giovani Saiyan? Ma era un po’ troppo grande per quello…
“Sì, da quando sono così forte percepisco le forze degli altri, anche se lontani. Questo è cominciato con il Guerriero Millenario. Ma non tergiversare! Accucciati sul mio dorso e aggrappati [b]bene[/b]. Andrò molto veloce.”
E così fece. Ebbe l’impressione di essere ritornato all’infanzia quando si aggrappava ad un adulto, che trovava così veloce nella sua giovinezza. Aveva anche l’impressione di cominciare dei preliminari, poiché incollarsi a un altro Saiyan non era una cosa comune, al di fuori dei rapporti sessuali.
Hanasia partì orizzontalmente sempre più veloce, e qualche secondo più tardi viaggiavano a una velocità che lui non aveva nemmeno mai pensato fosse possibile. Vedeva il suolo sotto di loro sfilare a una velocità stupefacente.
Rapidamente dovette correggere la traiettoria, e continuarono ad attraversare il cielo, come una tromba d’aria.
Corrne faceva sempre più fatica a mantenere gli occhi aperti. Sentiva l’aria che lo colpiva sempre più forte, ogni volta che provava a resistere. Improvvisamente sentì un rumore di grande intensità, come due enormi esplosioni. Le sue orecchie lo fecero soffrire.
Non seppe mai cosa fosse quel suono. Continuarono comunque.
Corrne riconosceva già il paesaggio, e comprese allora che avevano già fatto gran parte del viaggio. Era stupefacente! Erano passati appena una dozzina di minuti da quando erano partiti, e avevano già percorso centinaia di chilometri…
Hanasia rallentò, per poi fermarsi.
“Ti sei stancata?” Domandò Corrne.
“No.” Rispose lei. Si girò e lo abbracciò.
Approfittarono a lungo della pausa.
Nella grande sala del trono imperiale, erano presenti tutti i figli di Blizzard, tranne uno. I ritardatari erano stati informati dal padre su tutto ciò di cui aveva discusso con Snower.
“Come vanno le tue indagini, Snower?”
“Vuoto totale, padre. Non abbiamo trovato nessuna pista interessante. E questo è strano. Di solito, quando si sa cosa cercare, si ottengono molto velocemente delle informazioni. Stavolta, nulla.”
“Eppure, – disse Ice Kurima, il più giovane della famiglia – una cospirazione su scala planetaria dovrebbe lasciare qualche traccia.”
“Esatto, è per questo che è strano. Una ricerca approfondita ci permette sempre di trovare degli indizi, o un’evidente mancanza d’informazioni, che indica quindi che c’è stata una manipolazione. Ma in questo caso, nulla di sospetto. In realtà, ho qualche pista, ma nessuna ha prove esaurienti.”
“Ti ascoltiamo.”
“Il pianeta Plant non è mai stato registrato e cancellato dai nostri registri. Ciononostante, alcuni vascelli da guerra sono già passati in questo sistema, e tutti hanno comunicato che è inabitato. Guardando nel diario di bordo di un vascello di otto anni fa, tutti i pianeti nel sistema risultavano rocce spaziali inabitabili, compreso il pianeta Plant.”
“È molto più facile compromettere i diari di bordo delle navi che la nostra base imperiale.”
“Sicuramente è così, ma è stato un processo molto ingegnoso. I computer di bordo sono stati hackerati ogni volta per modificare il rilevatore della data prima che il rapporto potesse essere eseguito.”
“È un classico, no?” Domandò Blizzard.
“Sì” – rispose sorpreso suo figlio, ignaro che suo padre fosse al corrente di questi metodi. – Un gruppo di ribelli che agisce da anni ha lo scopo di trovare tutti i pianeti abitati prima che l’impero li scopra. È probabile che questo gruppo abbia scoperto il pianeta prima di noi e che abbia usato un dispositivo d’invisibilità.”
“Ciò rende Plant più sospetto?”
“Non del tutto. Crediamo ci siano centinaia di pianeti nascosti nello stesso modo. Una goccia d’acqua, considerato il nostro impero con diverse migliaia di pianeti abitati. Ciononostante, è un pianeta molto sviluppato tecnologicamente, e i ribelli sono venuti in contatto con loro. Abbiamo delle spie tra di loro che ci hanno riportato degli stralci di conversazioni.”
“Ah! Qualcosa di interessante?”
“No. Nessuna cospirazione, si stanno giusto mettendo in guardia contro il nostro impero. La loro civiltà sarà sicuramente abbastanza avanzata per avventurarsi nello spazio. Ma queste conversazioni potrebbero essere un falso.”
“Non ha senso”, disse Frosty, il più anziano. “Se cercano di far passare Plant per un pianeta con un popolo guerriero allo stadio primitivo, non modificherebbero le discussioni per far credere di avere una tecnologia.”
“Bel ragionamento, Frosty. Quindi è certo che quel pianeta è abitato da molto tempo, con una popolazione in possesso di avanzata tecnologia. Questo sottintende che il luogo dove il vascello di Chilled è atterrato non è rappresentativo dei suoi abitanti. Quindi è una cospirazione? Prima di essere scoperti dal nostro impero, numerosi pianeti avevano già creato civiltà molto diverse tra i vari paesi.”
“Sì , ma questo continua ad essere… esagerato… “
“Di fatto, può essere credibile.”
“D’altro canto, una cospirazione extra-planetaria che scorda di modificare i diari di bordo sulle discussioni sarebbe ridicola.”
“Non tutte le fazioni ribelli sono necessariamente coinvolte nella cospirazione.”
“Beh, allora – disse Blizzard – abbiamo gli stessi dubbi sia dopo la grande inchiesta che dopo la visione del video. Effettivamente non siamo più avanzati di loro.”
“Questo è tutto. –concluse Snower – L’indagine ha solo confermato i nostri dubbi. Nessuna informazione riguardo a una cospirazione.”
“Io ne ho una.” Annunciò Frosty.
Tutti i familiari si girarono verso di lui, sorpresi.
“Le mie spie mi hanno informato di una riunione segreta tra grandi capi di gruppi ribelli, non più tardi di ieri.”
“È normale che parlino tra di loro, in seguito alla scomparsa di Chilled. Devono essere entrati in possesso del video.” Disse Snower.
“Sicuramente. – continuò Frosty – Ma questo coincide anche con la scomparsa di alcuni vascelli e guerrieri che erano sorvegliati. Stanno preparando qualcosa. “
“Ma in fretta. Se fosse una cospirazione, avrebbero preparato la prematura scomparsa di Chilled molto prima.”
“Ancora una volta, non siamo noi i più evoluti.”
In un bar del pianeta Throndeim, era seduto un combattente capace di distruggere un intero paese.
I clienti non avrebbero bevuto né cantato così gioiosamente se avessero saputo che un tale pericolo era tra loro. Portava abiti ampli che lo ricoprivano quasi interamente. Non era molto grosso in confronto agli abitanti di quel pianeta, e passava per un turista qualunque tra la gente del posto.
Un paesano si sedette accanto a lui e gli rivolse la parola.
“Buongiorno bellezza. Posso offrirle un bicchiere?”
“Non esco con esseri che non facciano parte della mia specie”, rispose girandosi verso l’interlocutore. I suoi occhi verdi brillarono nel viso, aspettando la reazione.
“Dài, nemmeno un succo di Teclar? Nessuno rifiuta del Taclar!”
L’alieno posò una moneta sul tavolo e si alzò, poi uscì senza dire una parola.
“Ehi, aspetta… aspetta!” Sbraitò l’uomo. Si alzò e uscì per correre per strada dietro all’altro.
“Potremmo conoscerci un po’! Conosco un posticino molto carino che…”
Il guerriero si girò bruscamente per affrontare il suo persecutore. L’uomo si fermò immediatamente, fu afferrato per il collo con una mano, e improvvisamente, scagliato verso l’alto. Il combattente lo seguì volando.
“AAAaaaaaaaaahhhhh!!”
Atterrò sopra un edificio molto alto.
“Woh, calma, amico! Ho paura delle altezze!”
“Bene, nessuno ci ha seguito. Allora, di che si tratta?”
“Umh.” Rispose l’uomo, che si stava ancora sistemando i vestiti dopo il volo appena compiuto. “Sei al corrente di ciò che è successo a Chilled?!”
“No.”
“È morto.”
“Effettivamente… - disse il guerriero, - l’altezza ti fa male.”
“È vero! È stato ucciso da un guerriero su un pianeta sconosciuto! C’è un video, che solo la corte e alcuni ribelli hanno visto. Ascolta, siamo stati reclutati. La morte di Chilled è l’inizio di grandi avvenimenti. Ci saranno battaglie contro l’impero, e abbiamo bisogno di tipi come te per sconfiggere la corte.”
“Come sapevi che ero qui?”
“Eh? Io non lo sapevo. È Organa che mi ha detto che ti saresti trovato in questa città… Poi ho usato un rilevatore energetico.
“È credibile. Portami dal tuo capo, così possiamo discuterne più dettagliatamente.”
Brutta giornata per le truppe del comandante Kaass-houl. Appena entrati in territorio nemico, capitale di un paese ribelle all’Impero dei Demoni del Freddo, erano stati individuati. Nascosti tra i vicoli e gli angoli della città, avanzavano difficilmente, e ciascun movimento era accompagnato da un attacco.
Era una squadra specializzata in combattimenti urbani. Come facevano i difensori a sapere in tutti i momenti dov’erano? La loro risposta era più preparata di una normale controffensiva militare. Erano troppo efficaci.
Dalla sua radio, il comandante apprese che il suo squadrone numero 5 era stato decimato. Era stato un completo fallimento. Erano a uno o due edifici dalla struttura da abbattere, ma non ce l’avrebbero mai fatta. La missione, che pensavano sarebbe stata semplice, stava finendo in una disfatta e la sua carriera sarebbe stata macchiata per sempre.
“Non mi resta che una soluzione – disse Kaass-houl al resto della truppa dietro di lui. – Datemi tutte le vostre unità di protezione. Mi coprirete fino a che non arriverò all’obiettivo. E poi… ritirata.”
Esitando, ogni soldato staccò la batteria dal proprio scudo per darla al comandante. Quest’ultimo le legò tra loro e le assicurò intorno alla sua cintura.
“Dovrebbe resistere un minuto prima che il sovraccarico non faccia esplodere tutto. Andate!”
Attivò il suo scudo e si lanciò allo scoperto. Risalì correndo tutta la strada, venne scosso dagli impatti dei laser delle armi al plasma che rimbalzavano sul suo scudo. Si girò e vide l’edificio sede dei ribelli. Si precipitò verso la struttura e tirò fuori il detonatore che portava con sé.
Se lo scudo esplode, non avrò bisogno di questo, pensò. Ancora qualche dozzina di metri e ci sono! Continuate a sparare se volete, non serve più a nulla…
Il suo sistema d’allarme cominciò a suonare. Lo scudo surriscaldato stava per esplodere. Avrebbe avuto giusto il tempo di arrivare.
Il comandante Kaass-houl sentì una mano afferrarlo. Trapassando lo scudo come fosse burro, un braccio era apparso dietro di lui e lo aveva sollevato. Con un gesto veloce e potente, il braccio lo lanciò verso l’altro. Il comandante ebbe a malapena il tempo di domandarsi cosa fosse successo che era già a centinaia di metri dalla città. Temeva di perdere conoscenza, ma poté vedere da lontano l’essere che lo aveva lanciato. Verde, grande, vestito come uno del posto, ma per via della testa scoperta lo riconobbe e comprese perché non avrebbero mai potuto vincere.
“Un Namecciano!”
Bene, evidentemente quest’essere poteva conoscere la posizione di ogni nemico nella città. Poteva percepire l’energia vitale. E se era là, era un guerriero. Sarebbe servito un uomo della corte per combatterlo.
“Sarà meglio che avverta…”
Il comandante Kaass-houl esplose al di sopra della città.
Per l’impero, non si tratterà che di una missione andata male. Bourgo rimise il cappuccio e la sua testa scomparve nell’ombra.
“Mi occupo io dei restanti.” Disse prima di spegnere l’auricolare che indossava.
I soldati presenti dietro al vicolo avevano visto l’esplosione in aria. Il loro comandante aveva perso, ma come aveva fatto ad arrivare fin lassù?
“Un tipo l’ha afferrato e lanciato.”
“Il comandante non si farebbe mai trattare in questo modo!”
“Dobbiamo dare un’occhiata.”
Il più vicino all’angolo del viale sporse la testa e non vide nulla, poi sentì un dolore vivido e crollò. Appena videro il loro compagno cadere, gli ultimi membri del gruppo, svennero.
“Combattere contro la corte?”
“Lei ha appena visto il video, Bourgo. Questo pianete brulica di guerrieri che possono raggiungere questa potenza capaci di distruggere i Demoni del Freddo. Occorre dare una mano, da parte nostra, occupandoci dei guerrieri della corte.”
“Non sarà altrettanto facile.”
“Ovviamente, per ora, di combattenti così forti ne abbiamo solo uno… Ma è già tanto! Anche se gli altri Demoni non venissero uccisi, sarebbe un colpo fatale per l’impero! Molto più efficace dei vostri piccoli aiuti. Signor Namecciano, non ha abbandonato il suo pianeta per difendere chi è oppresso dall’impero?”
“È inutile che cerchiate di convincermi.”
“Ma… “
“…Dato che vi aiuterò comunque.”
Bourgo non voleva dirlo, ma la possibilità di combattere contro guerrieri potenti lo interessava. La corte fin qui era stata irraggiungibile, ma con molte forze dalla loro parte, avrebbero potuto sbarazzarsi di questo fardello interstellare… sempre se i Demoni non fossero stati presenti.
I coloni di Zatane formavano un piccolo villaggio di trecento abitanti. Erano soli su questo pianeta appena scoperto. Il motivo per cui si erano installati lì era perché erano stati obbligati a fuggire dal loro pianeta natale. Da molte generazioni erano perseguitati a causa del loro differente colore della pelle, del loro modo di vivere e pensare, e della loro ostinazione a voler indossare dei cappelli gialli.
Il pianeta non era di alcun interesse per l’impero poiché ad eccezione di alcuni spazi come quello in cui i coloni si erano insediati, la maggior parte era inabitabile. Ma con sforzi e coraggio, il loro villaggio era diventato un’oasi di pace tra la vegetazione. Queste piante erano così alte che regalavano una parziale ombra sui campi, permettendogli di non bruciare al sole.
Un’oasi di pace, eccetto per quei momenti nei quali gli animali, che erano grandi in proporzione alle piante, attaccavano il villaggio, distruggendo case e uccidendo persone.
Era passato qualche minuto da quando il mercenario era arrivato al villaggio. Il suo enorme vascello personale non poteva atterrare tra le case, e dovette posarsi su di un campo. Il contadino proprietario di quel terreno non osò protestare.
Dopo essersi vagamente presentato e indicato che stava rispondendo a una chiamata, cominciò a ispezionare il villaggio. Gli abitanti non comprendevano, ma avevano paura di domandare spiegazioni a un essere che era più o meno il doppio più grande di loro e che sembrava non avere un viso. Prima che potesse andare lontano, però, cominciò un altro attacco da parte dei mostri.
Delle urla allertarono tutti gli abitanti che si riunirono nel centro del villaggio. Il mercenario era scomparso. Solo guardando verso l’alto lo si poteva notare fluttuare in aria, guardando pacatamente la bestia che si avvicinava.
Il gigantesco animale stava per piombare sulla folla quando si scontrò con un muro invisibile. Gridò e si scontrò di nuovo contro l’ostacolo che non era là fino a un istante prima.
Gli abitanti del villaggio tremavano e si stringevano gli uni agli altri per rassicurarsi. Per quanto il loro salvatore sarebbe stato in grado di mantenere lo scudo? Rimanendo dritto, con una mano che puntava verso la direzione del mostro, non sembrava avere problemi a mantenere il suo scudo. Anche se era difficile da giudicare, dato che il suo viso era coperto dal casco.
Quando la bestia si affaticò, l’eroe si avvicinò per lanciare qualche attacco energetico molto leggero. Gemendo dal dolore, il mostro fece marcia indietro e fuggì nella pianura.
“Oh, grazie, grazie mille!” Fece il sindaco del villaggio, prostrandosi davanti all’eroe. “È arrivato in tempo, è il quinto attacco che riceviamo solo in questo mese!”
“Sono stato chiamato per questo.” Si udì dal suo casco, con uno stridio metallico, suono generato da un traduttore automatico. “Quando ho sentito questa chiamata d’aiuto, sapevo cosa avrei dovuto fare.”
Ci fu una pausa, poi il mercenario continuò :
“Allora, sbrighiamoci, la mia nave non può portarvi tutti insieme, bisognerà fare più viaggi.”
“Po… Portarci? Ma dove? Perché?” Chiese il sindaco con apprensione.
“Ho trovato una piana a circa 1000km da qui. Raccogliete le vostre cose, ho una leva magnetica che può caricare tutto insieme.”
“Ma cosa!? Abbiamo sgobbato dieci anni per costruire questo villaggio, per rendere questa terra coltivabile! Perché dovremmo ricominciare altrove?”
“Perché i Toms hanno impiegato mille anni per costruire il loro habitat e voi ci siete in mezzo.”
“I… cosa?”
“I Toms.” Disse il guerriero con il casco, puntando il dito in lontananza. I visi si girarono e riconobbero il mostro che era fuggito. Lontano ma visibile grazie alla sua taglia, stava osservando il villaggio pronto a colpire ancora.”
“Quegli animali?”
“Ho risposto alla loro chiamata. Mi avevano chiesto di distruggervi.”
“Non è vero! Siamo noi che abbiamo inviato una chiamata! Per debellare questi mostri!”
“Non siete molto più civilizzati di loro, da quello che vedo. Fortunatamente per voi, non apprezzo le morti senza senso. Sarebbero soddisfatti se ve ne andaste, questa è la cosa più importante.”
“Ma… ma, le nostre case?” Chiese una madre, alla quale i figli si strinsero alle sue gambe, sempre più spaventati dal loro eroe.
“Le ricostruirete. Nel frattempo, salite sulla mia nave. Il vostro nuovo habitat, stavolta non abitato, vi attende.”
Gli abitanti del villaggio ribollirono dalla rabbia. Si infuriarono e protestarono da ogni lato.
“A meno che… – disse alzando il volume della voce per farsi sentire al di sopra della folla – A meno che non preferiate che io applichi la loro richiesta?“
Mirò ad una casa che sapeva fosse vuota, e sparò un colpo energetico che la distrusse istantaneamente.
Qualche ora dopo, il villaggio era deserto.
Il mercenario tornò un’ultima volta alla vecchia colonia, lasciando il suo vascello sospeso nel cielo. Questi tragitti non erano stati molto eccitanti. Non era stato scordato nulla, nemmeno la legna e i materiale con cui costruire le nuove case.
Con qualche colpo energetico lanciato rapidamente, le ultime case e costruzioni furono fatte a pezzi. Poi con un potente colpo al suolo, la terra tornò completamente al suo posto, seppellendo le ultime tracce di civilizzazione.
Quando il fumo si disperse, alcuni mostri arrivarono sul posto avanzando con prudenza. Annusavano il suolo e ispezionando il terreno liberato. Qualcuno cominciò immediatamente a depositare del fogliame e dei germogli così che la natura potesse riprendere il controllo. Poi fertilizzarono il terreno… a modo loro.
Uno di loro arrivò portando un lungo tronco d’albero. Il legno era di una compattezza e bellezza senza eguali. Inoltre, avevano piantato sui rami numerosi frutti giganti da cui colava del succo. Il mostro si fermò davanti al mercenario che volava all’altezza del suo viso e lo ricompensò.
“Ah, molto premuroso da parte vostra… ma solo voi potete mangiare questi frutti senza morire, lo sapete? E mi avete sporcato tutto… vabbé, non fa niente, mi laverò.”
Tirò fuori una lunga corda e avvolse il grande oggetto. Poi, attivò il suo traduttore e disse semplicemente:
“Grazie.”
L’apparecchio ruggì un suono particolare che sicuramente significava ciò che aveva detto.
Dopo aver fatto una deviazione verso il polo per trovare uno specchio d’acqua abbastanza grande nel quale sommergere l’albero e rimuovere il frutto, caricò la sua nave e volò verso un’altra stella. In quei paraggi avrebbe potuto vendere quella meraviglia a prezzo d’oro.
“Nuovo messaggio!” Gli disse il pannello di controllo.
“Organa della ribellione… Ah, no! Non ne voglio sapere nulla! Cancellare!”
“Il nostro capo è la Regina dei Saiyan!”
La gioia e l’orgoglio si leggeva sui visi degli abitanti del villaggio. Si sentivano delle acclamazioni e tutti erano raccolti intorno ad Hanasia, che indossava i suoi begli abiti della città.
“Ancora non lo sono… devono ancora arrivare dei Saiyan da tutto il mondo, potrebbero essercene di più forti.”
“Ne dubito”, rispose un vicino.
Volando lì accanto, una piccola ombra furtiva passò senza accortezza al di sopra della folla e si gettò su Hanasia, che la lasciò avvicinarsi.
“Hanasia! Io sarò il tuo Re!” Gridò Harik aggrappandosi al suo ventre come un cucciolo di koala, e ficcando il naso sulla sua scollatura, dopo la dichiarazione.”
“Allontanati da me, piccolo pervertito. – Disse, spingendo via la sua faccia – Quando potrai raggiungerle senza staccarti dal suolo, ti riconsidererò.”
Il piccolo Saiyan posò i piedi per terra e alzò la testa per ammirare la sua regina.
“Sei bellissima!” Disse, poi si accorse di Corrne al suo fianco. “Mmh, non te ne sei ancora andato, tu?”
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