DB Multiverse

Dragon Ball Multiverse: Il Romanzo

Scritto da Loïc Solaris & Arctika

Traduzione e adattamento di Transporter, ValentDs, BK-81, Crix, PGV 2

Riscopri la storia di DBM con più dettagli! Questo romanzo è verificato da Salagir e contiene anche aggiunte di suo pugno mai raccontate sul manga. Ciò rende questa storia un vero e proprio allegato al fumetto!

Aggiornamenti di giovedì alle ore 20:00 (Parigi)
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Intro

Parte 0 :0
Parte 1 :12345

Round 1-1

Parte 2 :678910
Parte 3 :1112131415
Parte 4 :1617181920
Parte 5 :2122232425
Parte 6 :2627282930

Lunch

Parte 7 :3132333435

Round 1-2

Parte 8 :3637383940
Parte 9 :4142434445
Parte 10 :4647484950
Parte 11 :5152535455
Parte 12 :5657585960
Parte 13 :6162636465
Parte 14 :6667686970

Night 1

Parte 15 :7172737475
Parte 16 :7677787980
Parte 17 :8182838485
Parte 18 :8687888990

Round 2-1

Parte 19 :9192939495
Parte 20 :96979899100

Round 2-2

Parte 21 :101102103104105
Parte 22 :106107108109110
Parte 23 :111112113114115

Night 2

Parte 24 :116117118119120

Round 3

Parte 25 :121122123124125
Parte 26 :126127128129130
Parte 27 :131132133134135
Parte 28 :136137138139140
Parte 29 :141142143144145
Parte 30 :146147148149150
[Chapter Cover]
Parte 22, Capitolo 108.

Capitolo 108

Tradotto da BK-81, revisionato da Crix

Nell’infinto numero di universi su un pianeta chiamato Terra esisteva un essere umano, i cui unici interessi erano la scienza, la tecnologia e il progresso. La sua vita era unicamente devota a questo, rincorrendo questo sogno fino all’ultimo. A lui non interessavano le conseguenze dei suoi progetti, creazioni, invenzioni e le alleanze che doveva stringere per ricevere i fondi. Desiderava il progresso per il mero progresso stesso.

Raggiunse l’apice della pazzia quando un giorno un ragazzino fortissimo sconfisse l’organizzazione che stava finanziando i suoi progetti ed esperimenti: l’armata del Fiocco Rosso. Questo lo spinse verso il desiderio di vendetta che gli permise di raggiungere nuove vette tecnologiche quali cyborg, energia infinita e genetica, per superare qualsiasi limite immaginabile.

Dai frutti delle sue abilità illimitate nacque Cell, una creatura contenente il genoma raccolto dei più potenti e capaci guerrieri dell’universo. Il suo traguardo era quello di ripulire il mondo di questo disturbo che aveva infranto i suoi sogni. Prima di Cell Gero aveva già creato dei Cyborg, esseri viventi modificati con componenti artificiali. Cell invece era una creatura creata completamente in modo artificiale tramite l’ingegneria genetica. Era un enigma, un essere perfetto che possedeva abilità combattive inusuali, che erano comparabili a quelli di maghi oppure persino a degli dei. Ma Cell non era ancora veramente perfetto. Come una comune creature biologica doveva nascere imperfetta per vivere, crescere, imparare e diventare più forte. Per questo aveva bisogno di diversi stadi di evoluzione. Nel suo stadio di larva la sua forma era simile ad una cicala gigante, fino a quando non avesse accumulato abbastanza energia per rompere il suo guscio e liberarsi. Finalmente si sarebbe trasformato in un essere bipede in grado di comunicare e di manipolare il Ki, ma avrebbe ancora bisogno di vaste riserve di energia biologica. Nel suo DNA era stato inserito un dogma che lo faceva bramare soltanto una cosa: trovare suo fratello e sua sorella, due cyborg creati specificamente dal Dr. Gero, per assorbirli.

Per completare la sua evoluzione Cell doveva assorbire C17 e C18, non c’era altra via. Ma trovarli non era facile, dato che possedevano una forza immaginabile! In tanti universi Cell avrebbe raggiunto il suo scopo. La sua forma finale avrebbe mostrato un aspetto molto più umanoide. Un particolare curioso, dato che gli umani di per sé erano una razza inferiore e debole.

Cell odiava le imperfezioni. Solo dopo essersi sbarazzato delle proprie imperfezioni, come stabilito dal suo codice genetico, avrebbe potuto cominciare a compiere proprie scelte. Dato che il futuro era incerto, Gero non voleva che la sua creature finale fosse legata ad un traguardo singolo: l’eliminazione di una singola persona.

Per arrivare a questo punto Cell aveva dovuto attraversare due ere temporali. Più volte era stato vicino alle morte, ma come i Saiyan rinasceva più forte che mai. Ad ogni sconfitta cresceva in forza, anche quando doveva riornare nel suo stato larvale per viaggiare indietro nel tempo. Dopo tutto quello che aveva subito un demone rosa lo avrebbe costretto a riiniziare tutto da capo, col rischio di non riornare mai alla sua forma perfetta? MAI!

Ora era obbligato a battersi nuovamente con Son Gohan, lo stesso ragazzino che aveva sconfitto quasi trent’anni fa, lo stesso ragazzino che in altri universi aveva in qualche modo battuto la sua potenza perfetta! Il destino degli altri presenti, ora vittime di Bu, sarà sicuramente peggiore di questo. Dopotutto questo era la ragione per la quale era venuto, trovare una sfida degna di chiamarsi tale, confrontarsi nuovamente con la sua nemesi mortale Gohan.

Sul viso del bio-androide apparve un sorriso compiaciuto, si stava preparando ad una battaglia, dove poteva scatenare la sua vera forza. Un’aura dorata esplose intorno a lui e decine di fulmini adornavano il suo torace, le sue gambe, le sue braccia.

Di fronte e lui c’era Son Gohan. Stava pensando al destino di sua famiglia e forse di tutti il multiverso. Gohan era stato costretto a battersi fino alla più tenera età, troppo presto… già all’età di soli quattro anni aveva partecipato a un combattimento fratricida. Poi aveva passato un anno prima in terribile solitudine, poi alla mercé di un maestro severo, spaventato dall’idea di doversi scontrare con due Saiyan invincibili, contro i quali non aveva l’ombra di una chance. Amici di suo padre erano stati ammazzati davanti ai suoi occhi. Nemmeno il suo maestro, il signor Piccolo, poté salvarsi la vita. Per resuscitarli aveva dovuto viaggiare verso un pianeta distante e sperduto, dove il bambino dovette vedersela con avversai ancora più spaventosi. Di nuovo si trovò a fronteggiare il pericolo, la morte e la potenza di un tiranno galattico.

Dopodiché si era nuovamente separato da suo padre per un anno intero. Dopo la riunione tanto attesa seguirono tre anni di allenamento intenso per prepararsi ad una minaccia futura. Una minaccia che avrebbe culminato nella nascita di un secondo nemico molto più pericoloso. Il suo potenziale per la battaglia era stato risvegliato, si, ma a che prezzo: la seconda morte di suo padre. I trent’anni di pace erano stati poi interrotti brevemente da Majin Bu, una creatura con poteri superiori a tutto quello che avevano trovato finora.

Pace, potenza… per Gohan non esisteva l’una senza l’altra, questo lo aveva capito. La forza che aveva accumulato nel corso delle sue avventure gli dava il potere di proteggere la sua famiglia, i suoi amici e di assicurare la pace sulla terra. E oggi la battaglia continuava. Ora non solo la sua famiglia era in pericolo, ma l’intero multiverso. Doveva lottare per la pace, per la vita. Non era cambiato nulla. Queste battaglia sembravano volerlo rincorrere. Non poteva scappare dal suo destino, non con un padre pazzo per il combattimento, per l’allenamento, per il superamento dei propri limiti e per il confrontarsi con avversari sempre più forti. Come poteva sottrarsi a tutto ciò quando aveva a che fare con morte e sofferenza dall’età di solo quattro anni. Come poteva farlo quando tutti contavano su di lui per difendere la galassia, l’universo.

Gohan possedeva un potere terribile, ma non amava il combattimento. Non lo faceva per scelta, ma per necessità. Persino ora. Iniziò a liberare la sua aura bianca. Gohan assunse una postura difensiva e per un momento gli sembrò di vedere sé stesso trent’anni prima. Poi, un comando di Bu diede inizio al combattimento.

Subito Gohan e Cell saltarono avanti col pugno alzato, per poi farli scontare a piena potenza. Questo singolo scontro, pugno contro pugno, rilasciò un’onda d’urto che fece tremare l’asteroide. Persino la sostanza gommosa dell’essenza di Bu vibrò dall’impatto, senza ricevere nessun danno. Lo scudo protettivo dell’arena venne provato parecchio e quasi rischiò di danneggiarsi.

I due guerrieri si fissarono per un momento con i pugni ancora uniti, prima di ricominciare il duello. Uno diede calci a velocità della luce, per poi parare e contrattaccare. L’altro si scansò saltando indietro appena in tempo per sparare un raggio energetico, che venne deviato senza problemi. Per uno sguardo non allenato tutto questo era appena un movimento sfuocato, il guerriero verde che compare quello umano che ricompare subito dopo. Colpi come tuoni risuonavano nell’arena per poi essere sommersi da decini di cannoni energetici a seguito. Se mille persone avessero applaudito insieme , allora la forza dell’onda d’urto forse si sarebbe potuta avvicinare alla battaglia in corso.

Gohan aveva una forza e velocità devastante ma peccava in tecnica in confronto a Cell che possedeva il genoma di Goku, Piccolo, Vegeta Re Cold e Freezer… e non dimentichiamoci che aveva continuato ad allenarsi per migliorare la sua forma di combattente. Gohan al contrario era disinteressato all’allenamento e preferiva spendere il suo tempo con la propria famiglia.

Ben presto Cell si accorse della necessità di schivare i colpi più pesanti di Gohan, o al massimo di pararli. Ma questo gli impediva di caricare un contrattacco efficace. Per l’androide era una cosa fastidiosa, ma faceva parte del piano di Gohan per perdere tempo. Se nessuno era in grado di procurare seri danni all’avversario, il combattimento si prolungava sempre di più e permetteva a Vegeth di avere più tempo per ritornare prima che fosse troppo tardi.

Dall’altra parte, se Gohan non era capace di sbarazzarsi di un nemico della taglia di Cell, come poteva sperare di battere Bu? Non gli era sfuggito che il giorno prima con Bra e suo padre, Bu si stava soltanto divertendo. Il djinn non aveva riportato nessuna ferita dalla loro schermaglia. E questo nonostante Bra al secondo livello avesse causato danni persino ai suoi alleati!

In ogni caso Bu aveva superato Gohan già da tanto, quando vent’anni fa aveva assorbito Gotenks. E questa versione di lui ora non aveva soltanto assorbito lui stesso, ma anche Goku, Vegeta e vittime innumerevoli da tutto l’universo; tanti dei quali possedevano certamente abilità particolari e utili.

No, la faccenda era chiara. Gohan non poteva fare assolutamente nulla per contrastare questo Bu all’apice della potenza. Al massimo poteva sperare di guadagnare qualche secondo, e forse… essere utile come aiuto, e sacrificio. Ma Cell sapeva benissimo del valore di un sacrificio. Esplosione suicida con l’intento di portare con se tutti i presenti? Fatto! O la sorpresa gradevole quando il mostro realizzò che poteva rigenerarsi ancora più forte dopo quest’azzardo! Che fortuna sfacciata. Ma anche senza questo possedeva una facoltà speciale che gli permetteva di progredire velocemente anche con allenamento tradizionale. Era così che aveva raggiunto il suo livello attuale, acquisendo un potere aldilà di ogni sogno del suo creatore Gero!

Questa secondo confronto con Gohan era un’altra chance per migliorare. Non importava se era poco o tanto. Lui era Cell, ed ogni combattimento lo avvicinava alla perfezione assoluta. I suoi progressi rendevano necessario ridefinire la parola perfezione, sorpassando ogni giorno i suoi limiti di ieri. Un giorno potrebbe avvicinarsi al livello del Djinn, poi anche magari di Vegeth… chi poteva dirlo? Un Saiyan, anche se una fusione di due individui eccezionali, rimaneva sempre un Saiyan. Anche lui possedeva questa componente vitale, materiale genetico prelevato dai Saiyan. Se uno come Vegeth aveva ottenuto questo livello, anche lui poteva farlo!

Questo era il suo scopo, la sua ricerca, la sua vita.

Contro Gohan scagliò colpi dopo colpi, sempre più forti. Calciava poi calciava ancora, si scansava, parava e contrattaccava. Tra di loro era concentrata una quantità immensi di Ki… ogni sua cellula sembrava sul punto di bollire, entusiasta e agitata di fronte a questo Saiyan che non aveva neanche più bisogno della trasformazione in Super Saiyan. Non la versione base, o quella perfezionata, o quella coi capelli lunghi. Nonostante ciò Gohan rimaneva un avversario della stessa stazza. Sapeva benissimo come controllare la sua forza in ogni colpo per risparmiare più energia possibile. La sua velocità e resistenza erano quasi immaginabili, anche dopo lunghi minuti di combattimento.

Ma Cell lo stratega sapeva come sbilanciare i suoi nemici. Dopo aver scaricato una Kamehameha grandissima, che il mezzo Saiyan spazzò via senza problemi, la creatura verde si allontanò.

“Quanta ferocia, quanto potere…”, sorrise Cell. “Stupiscimi, Gohan. Sono curioso di sapere come te la vedrai con questi…”

In un istante sparo fuori quattro copie blu di se stesso che crebbero velocemente, e in pochi secondi erano pronti alla battaglia. Tra quelli distrutti da Gohan al torneo e questi c’era un abisso, ma al mezzo Saiyan non importava. Con lo sguardo freddo si avvicinò a loro direttamente. Si ricordò come aveva agito in passato durante il Cell Game, ed era intenzionato a ripetere l’azione.

I Cell Junior attaccarono. Due si preparavano al combattimento ravvicinato, mentre gli altri due si tennero a distanza. Cautela o saggezza? No. Stavano caricando delle sfere di energia nelle loro mani e per spararle con grande precisione, evitando i loro simili.

Gohan si scansò dalla prima ondata piegandosi di lato. Con il dorso della mano ribatté una delle due sfere energetiche e dando un calcio alla Cell junior vicino, per poi guardarsi da altre sfere in arrivo. Alla fine prese il pugno di uno degli Juniors che lo stava attaccando da distanza ravvicinata. Lo scagliò addossa a uno degli altri Cell Juniors e gli spedì lontano. Entrambi caddero a terra in contemporanea. Una ondata di energia accompagnò Gohan quando su mosse per raggiungere i due nemici più lontani. Uno dei due non vide neanche il calcio che si piantò nel suo stomaco, e mente esplose in una macchia di sangue il suo compagno ebbe appena il tempo per scagliare un Makkanko sappo ma era troppo tardi. Una gomitata lo colpì alla nuca e gli fece perde la coscienza. Gohan si voltò per aspettare che gli altri due Juniors si rialzassero, quando una sfera energetica esplose accanto a lui. Il mezzo Saiyan si guardò e rimase sorpreso nel vedere sua sorella atterrare sul ring.

“Gohan!!”, gridò la ragazza.

In seguito alla figlia di Vegeth c’era il Vegeta dell’universo 13. Insieme si erano difesi dalla melassa rosa. Il principe era tutt’altro che contento nel dover unire le forze, ma sapeva benissimo che esistevano esseri molto più forti di lui. Allearsi con Bra era soltanto strategia, niente più. E seguirla sul ring, quando voleva unirsi al suo compagno di battaglie del suo universo, era la strategia migliore piuttosto che rimanere da solo contro Bu sarebbe stata la fine.

“Che cazzo stai combinando?!”, gridò Bra a suo fratello. “Sbrigati a finire il vero Cell lo hai già battuto in passato! Finiscila di sprecare il tuo tempo con questi insetti!”

Bu stava ridacchiando di fronte a questa scena. Si ricordò di una delle sue regole:

“Ah, se vuoi, sei abilitata ad aiutarlo, senza problemi!”

Bra strinse gli occhi verso l’avatar di Bu che stava galleggiando nell’aria sorvegliando l’arena. Non gli importava delle sue regole, ma voleva cogliere l’occasione…

“Bene, ti aiuto a finirla, Gohan! Poi ci occupiamo di Bu!”

“No, Bra! Lui è troppo forte per noi, dobbiamo guadagnare tempo! E poi Cell potrebbe combattere al nostro fianco!”

“Ma sei impazzito, Gohan? Nessun nemico del passato ci aiuterà mai! E certamente non questo patetico simil-Vegeta che mi sta alle costole!”

“Che cosa hai detto, stronza?!”, scoppiò l’imperatore Saiyan. “Vuoi morire? Se vuoi che ti ammazzi adesso ed ora, basta dirlo!”

“Voi due, basta!”, li interruppe Gohan portandosi in mezzo tra di loro. “Non dobbiamo litigare tre di noi! Il nemico è Bu!”

Cell ridacchiò guardando Vegeta. Poi estese la sua mano verso il principe. “Vieni Vegeta, unisciti a me. Questa mocciosa non conosce le tue capacità. Direi che livelliamo le possibilità e gliela facciamo vedere. Poi ci occupiamo di Bu. Insieme potremmo obbligare tutti i multiversi a prostrarsi davanti al nostro potere! Sarai secondo solo a me…”

Lo sguardo del Saiyan non si piegò nemmeno un secondo. Alzò la voce con orgoglio, rabbia e onore: “Io sono Vegeta, il principe dei Saiyan! E non prendo ordini da nessuno, e certamente non da un insetto schifoso! Io appartengo alla stirpe reale, una super élite, e nessun potere né tuo né di qualcun altro potrà mai farmi piegare la testa! Mai più!!”

Bra sbuffò annoiata.

Vegeta esplose in rabbia: “Questo mi fa infuriare!! Nessuno di voi possiede un briciolo di onore!!” Librando la sua energia volò verso l’alto, circondato dalla sua aura dorata. Mentre si stava lanciando su Bu il principe ringhiò come un leone.

Prima di raggiungere la creatura estesa la sua mano e sparò un raggio che trapassò il torace di Bu (che non perse mai il suo sorrisino). Poi il suo pugno colpì la faccia di Bu una volta, due, seguito da una ginocchiata. Ma questo essere non provava dolore?

Dal suo corpo uscirono dei fantasmini, versioni in miniatura del demone, che si aggrapparono al Super Saiyan. Dato che si dimostrò incapace di resistere a queste piccole creature feroci, Vegeta poteva soltanto tentare di lottare, mentre lo stavano trascinando verso il basso per poi scagliarlo violentemente sul ring. Alla fine i quattro fantasmini si liquefecero incollandolo saldamente al suolo.

Gohan poté soltanto osservare la scena. Sapeva che non c’era speranza di un successo, sarebbe stata una cosa impossibile. La sua unica preoccupazione era quella che il principe potesse schiantarsi contro lui o Bra. In quel momento aveva preso la decisione di salvare Vegeta dalle grinfie dei quattro mini-Bu, se solo non si fosse dovuto difendere da un attacco a tradimento da dietro ma era troppo tardi per scansarsi dall’assalto di Cell e incassò un pugno pesante alla guancia.

Ma l’attacco fu fermato all’ultimo istante. Bra sorrise, non aveva mai perso di vista Cell. Era sempre stata pronta ad intervenire, da quando Cell si era mosso. La ragazza si era posizionata davanti a Gohan e aveva fermato il pugno dell’androide biologico con la sua mano. Era sotto shock e si fermò per un momento, mentre Bra lo fissò con uno sguardo furioso.

“Sei stato superato”, annunciò. “E anche se ti metti insieme a Bu, se ti opporrai a noi ti darò la punizione che ti meriti, larva!”

Bra lanciò una ginocchiata fulminate sul mento del nemico, ma questo era abbastanza veloce per schivarla indietreggiando, soltanto che lei lo stava già aspettando alle sue spalle.

Appena Cell saltò dalla superficie del ring, Bra gli afferrò le ali. Poi lo spinse con un piede, inserendosi nella schiena della creatura. Le due ali si staccarono come rami, grondando sangue viola. L’androide gridò dal dolore e si accasciò sulle ginocchia per poi allontanarsi in aria, evitando un attacco che gli stava per fratturagli la colonna vertebrale. I loro sguardi si incrociarono nuovamente e Bra gli offri un altro sorriso beffardo.

Giù sullo sfondo nell’area 7 il Namecciano gigante era rimasto impassibile fino ad ora. Non si era mosso e non aveva alzato la voce, usando l’opportunità per studiare Bu attentamente per capire come trattarlo velocemente e facilmente. Alla fine, decidendo che il casino davanti a lui non veniva riparato né dai Varga, né dai Kaiohshin, intervenne.

“STOP”, disse semplicemente estendendo la sua mano.

Come per magia la massa rosa seguì quest’ordine. Intorno al Namecciano la gelatina iniziò a contrarsi, come se fosse sotto l’effetto di una forza esterna invisibile, e in pochi secondo si era fermata completamente. Pezzo dopo pezzo veniva trascinata verso la mano del Grande Namecciano, assumendo pian piano la forma di una sfera rosa. Anche le altri parti si lanciarono verso il corpo più vicino. Nemmeno i due avatar di Bu; quello galleggiando sopra il ring simile ad un Dio, e l’altro che era rimasto tranquillo nell’are dell’ universo 4, erano immuni. Tentarono di resistere, ma invano, la magia sembrò risucchiarli.

“C-Che? Cosa??”

Bu lottò con tutta la sua forza, non conosceva nessuna magia di questo tipo e non poteva reagire. L’immondizia di Bu era stata ripulita da ogni angolo del ring e ridotta ad una palla di gomma che stava galleggiando qualche centimetro sopra il palmo di Gast Carcolh.

“Come…. È… Possibile… Questo???”

“Datti una calmata!”, lo istruì il Namecciano come un padre che mette in castigo un figlio.

L’intera arena era stata ripulita dall’invasione rosa. Ogni prigioniero era stato liberato e ogni particella di Bu era sotto controllo. In un istante Gast aveva battuto il Djinn e salvato tutti! Finalmente tutti potevano fare un respiro di sollievo e controllare la condizione dei loro amici, famigliari, alleati oppure scagnozzi (anche se tanti non si curavano dei loro sottoposti)

“Il potere di questo Namecciano è incredibile!”, Goku disse scioccato. Se vent’anni fa fosse stato così facile battere Majin Bu, la terra non sarebbe mai stata distrutta (e altri inconvenienti).

“Presto, mandatelo indietro nel suo universo!”, ordinò un Namecciano nella torre di controllo.

“Mi dispiace, è ancora in panne…”

In un primo momento senza parole, il Namecciano istruì una squadra per ritornare nel loro universo per portare dei pezzi di ricambio per il macchinario.

La Kaioshin dell’Ovest arrivò alla torre sperando in qualche novità. Ovviamente voleva essere sicura che la creatura, che ha avuto l’audacia di picchiarla, venisse rispedita del suo universo per sempre. Ma al momento questo non era possibile. La sua unica speranza era quella che Gast potesse tenerlo imprigionato finché avrebbero ideato un piano. Si affrettò ad andare dal Namecciano per ringraziarlo.

“Ti dobbiamo moltissimo, Gast Carcolh. Ci hai salvati tutti quanti, e probabilmente anche di più…”

“Non potete spedirlo via?”, chiese il gigante verde, temendo già la risposta.

“Sfortunatamente la macchina è ancora difettosa, inclusi i pezzi di ricambio. Abbiamo spedito un gruppo nel nostro universo per portare i componenti necessari.”

“Bene allora.”

“Oppure… potresti andare nel suo universo e lasciarlo lì? Puoi tenerlo così a lungo?”

Il Namecciano ci pensò su un momento, fissando la sfera rosa nel suo palmo. “Abbastanza a lungo per permettere al vostro team di tornare e riparare la macchina. Non abbiate paura.”

I minuti seguenti passarono lentamente, vennero aiutati i feriti e tutti discutevano sui fatti appena svolti. Poco dopo tornò il buon umore e i presenti tornarono ai loro posti sugli spalti oppure nelle aree designate. Beh, a parte Bra che era ancora in stato di allerta, rimanendo nella forma di Super Saiyan. I suoi capelli rimasero dorati fino al ritorno tanto atteso di Vegeth.

ZIP!

Il guerriero fuso si accorse subito dell’atmosfera stranamente tesa e si castigò per non essere riuscito a percepire nulla di strano dal suo rifugio. Considerando che era un essere che si vantava di poter percepire le cose anche a bilioni di anni luce di distanza…

“Perché tutti sono così tesi?”, si permise di chiedere, voltandosi verso i membri del suo universo. Sui lor visi era visibile una completa mancanza di comprensione. Gohan era l’unico del gruppo che possedeva ancora la pazienza di spiegarglielo… “Glielo spiego io…”

Nell’area 11 Babidi era immerso nelle sue riflessioni. La sua mente brillante ma contorta stava già elaborando diversi schemi e calcolando i diversi rischi, benefici, probabilità… quando Darbula si avvicinò.

“Signore. Voi possedete il potere magico di sigillare questo Bu per l’eternità. Questa potrebbe essere l’occasione perfetta per ingraziarvi gli organizzatori, no?”

“Idea interessante, Darbula. Magari più tardi. Ora taci.”

“Ah… si, signore.”

‘Che imbecille, come se questo non lo avessi già saputo!”, pensò tra sé e sé. ‘Ma le mie formule potrebbero sigillare anche il mio Bu. Che peccato… ma non voglio correre questo rischio.’

Babidi strinse l’occhio verso l’universo 7 alla sua sinistra. Bu era stato catturato, ma per quanto?

Il djinn si stava chiedendo quale magia il Namecciano stava usando. Era stato così sicuro che le sue abilità magiche erano la vetta in tutti gli universi com’era possibile che qualcuno lo avesse imprigionato così facilmente? Nessuno dei suoi sforzi era capace di liberarlo. Non poteva liberare la sua energia e aveva perso il controllo sul suo corpo. Era un mistero, ma uno che era impaziente di risolvere! Se non poteva liberarsi con la forza, poteva tentare con un approccio alternativo.

“Mi… mi dispiace!”, offrì Bu al Namecciano.

“Che?!”, rispose Gast chiaramente sorpreso.

“Ti prego, datemi una seconda possibilità!”

“Stai forse scherzando?”, ribatté il suo carceriere. “Dopo tutto quello che hai detto e fatto, tu…”

“Ho migliaia di personalità dentro di me! Non permetterò mai più che prendano nuovamente il controllo, lo prometto!”

“Le tue promesse non valgono molto, creatura.”

Stavolta Bu alzò la sua voce per permettere a tutti di sentirlo. “Lasciatemi partecipare ancora! Mi comporterò bene, e riparerò tutto. Potete spedirmi indietro appena faccio una manovra strana!”

Mentre Gast si grattava l’orecchio, l’universo 1 era scioccato.

“È fuori discussione, NON ESISTE che accettiamo una richiesta del genere!”, gridò il Kaiohshin del Sud.

“Ehi, che belle idea!”, si intromise invece Vegeth. “Invece dovremmo perdonarlo completamente! Lo terrò d’occhio personalmente!”

“Zitto, papà…!” sbuffò Trunks nervoso. Fortunatamente gli Dei non lo sentirono.

Il Gran-Kaioshin face un passo in avanti e iniziò a parlare, tutti si zittirono al momento per ascoltarlo.

“Prendere rischi non necessari come questi va contro la nostra ideologia che seguiamo fino dalla notte dei tempi…”

“Ah, è d’accordo”, ridacchiò il Kaiohshin del Sud. “Bene.”

“Ma…”, continuò il Gran-Kaioshshin, “Questo è un evento unico. E questo personaggio è decisamente poliedrico.”

“Che cosa?”

“Bu si è abituato alla sua onnipotenza nel suo universo, dove si comporta come un dio. Per lui non esistono regole da seguire, nessuno a cui è sottomesso. Considerando questo, noi gli offriremo una seconda possibilità. Ma lo libererò soltanto prima dei suoi combattimenti.”

Gli altri Kaiohshin erano sotto shock. Come poteva il loro capo perdonare una minaccia di questo calibro, che sarebbe capace mettere in pericolo tutti quanti nel caso che si liberasse?

Dopo aver superato lo shock, Gast alzò la voce.

“Venerabile Gran-Kaiohshin, non avevo l’intenzione di bloccarlo personalmente per un periodo così lungo.”

“Non sarà necessario. Lo terrò io stesso!”

“Lei può farlo?”, chiese il Kaioshin dell’Est.

“Certamente. Ho analizzato la tecnica di Gast, e riuscirò a replicarla.”

I membri dell’universo 18, che non era tanto distante, avevano sentito tutto. “Una tecnica simile può essere replicata?!”, chiese Goku. “Io che pensavo che si trattasse di un potere namecciano a qualcosa del genere.”

“Beh, in fondo lui è il più grande degli Dei”, gli ricordò Piccolo, anche lui sorpreso in ugual modo.

Il Gran-Kaiohshin si mise di fronte a Gast e stese la sua mano. Seguendo il gesto il Grande Namecciano gli passò Bu, come se stesse passando una palla. Il passaggio terminò senza intoppi, Bu era sempre incapace di liberarsi.

Prima di ritornare al suo universo 1, il Gran-Kaiohshin dichiarò a voce alta:

“Che il torneo continui!”

Bardack e Cold erano tornati nel ring. Il Saiyan non aveva alleati di cui preoccuparsi e a Cold non importava nulla dei suoi uomini. Forse magari i suoi figli, ma loro erano grandi e indipendenti.

“Pfff… Non è stato molto piacevole…”, sbuffò mentre si spazzò della polvere dalla spalla.

‘Questo è certo ’, pensò Bardack. ‘Entrambi siamo nettamente inferiori a Bu! Anche se Vegeth è stato eliminato può succedere di tutto. E per quanto riguardo questo combattimento… Cold perderà, e finirà piuttosto male!’

Il Saiyan si voltò verso il suo avversario, vantandosi: “Ho visto la tua sconfitta, e non era un bello spettacolo… Ma è possibile modificare il futuro, lo so meglio di chiunque altro. Per esempio, potresti arrenderti.”

“Pensi davvero che ho paura di un avversario che vede il futuro? …I miei avversari non hanno un futuro!”

La sua risposta valeva come l’inizio del loro vero combattimento…

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