DB Multiverse
DBM Universo 14 (dei Cyborg): One Way
Scritto da Foenidis
Traduzione e adattamento di Unochepassava
In seguito alla morte dei "Guerrieri Z", come raccontato in Twin Pain, gli Universi 12 e 14 hanno condiviso la loro storia per qualche anno, prima che tutto andasse a rotoli per quest'ultimo. Quali sono gli eventi che hanno portato alla vittoria di Trunks in uno e al trionfo degli androidi nell'altro?
Questo fumetto è concluso!
Parte 1 :123456789
Parte 2 :10111213141516
Parte 3 :1718
Parte 4 :192021222324252627282930313233343536
Bulma chiuse gli occhi.
Il peggiore degli incubi la coglieva nel momento più crudele, quando la speranza era finalmente rinata!
Gli innumerevoli neuroni della scienziata si misero a pensare in moto frenetico... non poteva finire così! Non ora!
Cominciò a sperare nel suono familiare di un corpo che fende, il corpo di un guerriero ammantato da un’aura dorata, poi la voce familiare di suo figlio, o meglio, dell'uomo che era diventato, finalmente di ritorno... un miracolo stava per accadere, non poteva essere altrimenti!
Quando le sue palpebre si aprirono, quasi contro la sua volontà, i due giovani si erano appollaiati sui detriti dello sfortunato escavatore robotico. Uno in piedi, con le braccia conserte e un’espressione soddisfatta, in cima a un braccio metallico accartocciato; l’altra seduta con noncuranza su un'amaca di fili elettrici tra due pezzi della macchina. Entrambi fissavano uno degli ultimi rappresentanti del gruppo che li aveva combattuti con tanto ardore e tanta insistenza.
Bulma non batté ciglio davanti al doppio sguardo color blu elettrico. Non aveva paura, non aveva più paura; solo una profonda rabbia che la consumava dall'interno. La madre in lei riusciva a pensare solo alla sicurezza del suo piccolo, e per il momento era più una leonessa pronta alla battaglia che una pecorella rassegnata.
Le giunture delle sue dita sbiancarono mentre stringeva la sua arma.
Un sorriso di crudele ironia apparve all'angolo delle labbra della bella bionda.
"Pensa, presto!
L'opzione migliore?
Il fucile? Inutile.
Il gas lacrimogeno in tasca? Uhm... rischioso considerando il tempo necessario per trovare la capsula del mini-jet, farlo aprire, saltarci dentro, scappare... troppo poco per allontanarsi abbastanza da seminare questi due missili supersonici in jeans.
Soluzione temporanea: prima giudica il loro stato d'animo, cerca di ammorbidirli un po’... e concediti più tempo per riflettere. "
Bulma per prima cosa lasciò andare molto lentamente la presa sull’arma, poi si avvicinò alla ghiacciaia e vi rovistò dentro.
— "Avete fame? Ho patatine al bacon, panini con prosciutto sintetico all’aroma di tonno, degli onigiri all'uovo… uovo in polvere, mi dispiace, “precisò con malizia”... acqua purificata... e queste! " esclamò voltandosi per mostrare due lattine di bevanda energetica "Satan Drink".
Il suo sorriso, degno di una pubblicità per il dentifricio, rimase paralizzato. I cyborg non sembravano disposti a cadere nei suoi giochetti. Il loro silenzio durante il suo inventario le aveva dato speranza, tuttavia, la folle speranza che accettassero il suo invito per poi lasciarla andare via con facilità. “Andiamo, Bulma, hai credo tu sia un po’ troppo grande per credere a Babbo Natale! "
— "Sei la moglie del nostro tanto compianto Vegeta, non è vero?" Gli anni non sono stati clementi con te, ma ti riconosco, la stessa del cimitero, nei bei tempi andati, "iniziò C18 con tono mellifluo ed un ghigno beffardo dipinto sul suo bel viso.
Bulma sentì il suo cuore feramarsi. Lasciò cadere le braccia, le lattine le sfuggirono quasi dalle mani. Bastardi, avevano avuto il coraggio di partecipare al funerale delle loro vittime! Ma dove, dove si nascondono per non essere visti?
Il fatto che sapessero chi era non le avrebbe facilitato le cose!
— "E così, madre del nostro caro piccolo Trunks, ci stavamo giusto chiedendo che fine avessi fatto. Siamo stati attenti a non ammaccarlo troppo, eppure è da un po' che non si fa più vedere. Che bella coincidenza che tu abbia avuto la bella idea di venire qui. "
L'evocazione dell'assenza di suo figlio fece ribollire il sangue della cinquantenne. La lattina nella sua mano destra si curvò leggermente sotto la pressione del pollice, le rughe agli angoli delle sue labbra tremolarono leggermente, mentre il solco tra le sopracciglia, già accentuato dall’età, si fece più profondo.
— "Come sapevate che ero qui? Non ditemi che siete tornati per caso dall’altra parte del mondo?" ringhiò a dispetto di se stessa.
C17 rise scendendo dal suo trespolo.
— "Pensa che noi siamo sorpresi quanto te!" Quando Gero ha scelto di riattivarci, sembra aver fatto affidamento su di noi per proteggere le sue installazioni. Immagino che una volta che il nostro obiettivo iniziale non ci fosse più, abbia voluto trovare un modo di renderci ancora utili in qualche modo." sibilò infine il cyborg, con un'eco di odio che infiammava l'acciaio dei suoi occhi.
Puntò l’indice dietro l'orecchio destro.
"Nel momento in cui sei entrata lì dentro, è suonato un allarme qui per chiederci di tornare il prima possibile." precisò lui.
Un allarme! Ma certo! Quali agenti di sicurezza migliori di questi due mostri!
C17 si rivolse a sua sorella.
— "A proposito, mi chiedo cosa possa essere rimasto di tanto importane là sotto"
La bella bionda distolse lo sguardo dall'apertura spalancata con aria snob.
— "Vacci tu, se ti interessa tanto! Io non ci metto piede!"
— "Cosa? Non sei curiosa?"
Per nulla persuasa, C18 preferì ignorare la domanda.
Il gemello castano conosceva bene sua sorella, sapeva che era inutile cercare di forzare la mano in modo diretto con lei. Dopo un piccolo sorrisetto verso Bulma, si sollevò a malapena da terra per volare verso il buco e scomparire sottoterra.
Bulma si stava chiedendo la stessa cosa. Cosa c'era di così importante da richiedere lo sviluppo di un'installazione capace di procedere per anni in modo completamente autonomo? Cos’era così importante per Gero da spingerlo ad aggiungere un tale livello di sicurezza? Il computer era solo uno strumento, un genio come Gero non avrebbe potuto usarlo diversamente. Quindi restava solo quella strana bestiola!
Con il cuore a mille, aspettò per scoprire se la parte di memoria artificiale del cyborg sapesse di cosa si trattasse.
E poi improvvisamente pensò all’unità centrale. Se questi due idioti avessero deciso di far saltare tutto... Trunks!
Bulma perse per un momento il controllo sui suoi muscoli, le lattine le scivolarono dalle dita e rimbalzarono sulle pietre con un suono sordo. Uno di esse rotolò verso C18.
— "Grazie." disse contenta con uno sguardo malizioso mentre si chinava per raccoglierla prima di stapparla.
Mentre la gemella sorseggiava la ricetta tanto cara al campione di una volta, Bulma cercò di riprendersi. Per ora, non erano aggressivi, forse giocandosela bene…?
Decise di rivelare parte della verità.
— "Giochiamo a carte scoperte: sono venuta a smontare il computer centrale per prendere dei pezzi. Voglio essere onesta con voi, mi piacerebbe costruire un robot per aiutare Trunks a sconfiggervi. So che vi piacciono le sfide, dovrebbe interessarvi... L'ultima macchina di Gero sarà distrutta e voi avrete un altro giocattolo su cui sfogarvi" concluse con un’espressione da televendita.
C18 rimase immobile per un momento, segno che Bulma era riuscita a suscitare il suo interesse. Senza distogliere gli occhi gelidi dalla madre di Trunks, chiese a suo fratello:
— "Hai sentito?"
La voce del secondo cyborg sembrò salire dall’oltretomba:
— "Ho sentito! Ma anche qui sotto c’è una cosa molto interessante..."
Incuriosita, la ragazza si avvicinò al buco per guardarci dentro e capire qualcosa.
— "Cosa c’è?"
— "Vieni a vedere di persona!"
La bionda si raddrizzò per dare subito un'occhiata imbronciata. Ormai conosceva i trucchetti che usava suo fratello per convincerla a fare quello che voleva lui.
— "Va’ al diavolo!" esclamò categoricamente.
Testimone della scena, Bulma non sapeva se fosse necessario pregare perché anche l’assassina bionda scendesse, il che le avrebbe permesso di scomparire senza troppi rischi... o aspettare ancora, nel caso il suo bluff funzionasse e le permettessero di prendere i preziosi pezzi del computer centrale. In ogni caso, quei due non sapevano cosa stesse preparando Gero lì dentro, il che le fu di sollievo. Privato del suo creatore, il progetto era rimasto in standby in attesa del suo ipotetico ritorno, e senza di lui non ha avuto alcuna possibilità di successo. Senza dubbio lei avrebbe potuto scoprire a cosa stesse lavorando esaminando la memoria e i programmi del computer. Forse avrebbe potuto anche trovare qualche dato o schema sui cyborg. Il suo istinto scientifico per un momento prese il sopravvento e la prospettiva di belle scoperte improvvisamente la ritirò su di morale. Per un po', sarebbe stata pronta a raggiungere nello spazio angusto del seminterrato uno dei peggiori assassini che la Terra avesse mai visto.
La voce sonora dell'eterno giovane sgorgò dal buco:
— "Chiedi alla vecchia se sa che cos'è!"
— "Non ne ho idea", borbottò la donna prima ancora che la bionda le comunicasse l’insulto. Non era il momento di mostrarsi sucettibile.
Intrigata, C18 si inginocchiò per guardare meglio dentro la cavità.
— "Dimmi cos'è," insistette lei.
Il suo gemello rispose con fastidio.
— "Se lo sapessi, non ti avrei chiesto di chiederlo alla signora So-fare-telecomandi-che-sfasciano-i-congegni-elettronici!"
— "Beh, dimmi almeno che aspetto ha..."
L'evocazione dell'episodio del maserfuse preoccupò improvvisamente colei che lo aveva inventato. L'avrebbero uccisa! All'improvviso ne fu sicura.
Con cautela, cominciò ad allontanarsi, facendo attenzione a non far rotolare i sassi sotto i suoi piedi. Delicatamente, lentamente, si allontanò con la sgradevole sensazione di rischiare la vita ad ogni passo. Mentre il fratello e la sorella comunicavano rumorosamente tra loro per capirsi, e non appena giudicò la distanza sufficiente, accelerò il movimento. A cinquanta metri di distanza, si girò per camminare più facilmente, a centocinquanta metri cominciò a correre.
Completamente piatto, senza riparo, questo promontorio arido non la aiutava.
Raggiunto finalmente il margine più vicino alla distesa devastata, scese il pendio il più rapidamente possibile. La ghiaia franava sotto i suoi piedi, le pietre rotolavano, dieci volte quasi perse l'equilibrio.
Una volta nella vallata formata dal rilievo con il pendio della vetta accanto, cominciò a correre di nuovo.
Senza fiato, alla fine si fermò per lanciare la capsula.
Il "Pouf!" risuonò immediatamente, con suo grande sollievo.
Sollievo di breve durata.
Quando il fumo della materializzazione si dissipò, nella cabina di pilotaggio aperta del velivolo, si era già assiso il gemello malefico.
La voce di sua sorella arrivò a Bulma dall’alto, dal cielo sopra la sua testa.
— "Non dimentichi nulla?"
Prima che Bulma, affranta, potesse pensare a cosa fare, il mini-jet decollò verticalmente in una nuvola di polvere.
Con la morte nel cuore, scortata dalla serial killer più temibile di tutta la storia, Bulma non ebbe altra scelta che rifare a ritroso il percorso per tornare al punto di partenza. Nel fare ciò, dovette anche sopportare le buffonate del pilota improvvisato che si divertiva a passare più e più volte a volo radente sopra le teste delle due sagome a terra.
Durante questo tragitto che compì senza fretta nonostante gli spintoni poco amichevoli inflittile di volta in volta da C18 sulla schiena solo per ricordarle chi comandava, Bulma ebbe molto tempo per pensare al futuro di questo pianeta senza di sé.
Trunks sarebbe riuscito alla fine a tornare in questo spazio-tempo?
Come, perché non era ancora qui?
Avrebbe pianto la sua morte?
La domanda potrebbe sembrare assurda, ma era passato molto tempo da quando suo figlio aveva versato una sola lacrima. A che pro?
Lo aveva visto cambiare nel corso degli anni, indurirsi, perdere il suo buonumore, quell’entusiasmo traboccante che era così divertente da vedere quando era bambino. La durezza della vita in questo mondo sciagurato e in lutto, la sofferenza onnipresente, i combattimenti persi uno dopo l’altro, la speranza ogni giorno più assottigliata, tutto questo rendeva insignificante qualche goccia d’acqua salata agli angoli degli occhi.
Il rumore di un boom sonico squarciò improvvisamente l’aria con un’intensità mai udita prima.
L'esplosione del velivolo che si schiantò a piena velocità sul pianeta gettò violentemente la scienziata al suolo. Pietre e detriti graffiarono l’aria sopra di lei, crepitando sui resti dell’escavatore robot, ed una ventata rovente la asfissiò per qualche secondo. Bulma attese che l’effimera pioggia di sassi e metallo cessasse prima di rialzarsi, poi vide emergere dal cuore dell’incendio generato dall’impatto, con un sorriso soddisfatto da orecchio a orecchio, un C17 fierissimo di sé.
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