DB Multiverse

Hanasia, la Regina dei Saiyan

Scritto da Salagir

Traduzione e adattamento di Crix, Prosavio e ItsAMeLuigi

Questa storia si svolge sul pianeta dei Saiyan, ben prima che questi diventassero il popolo di sterminatori che portò terrore in tutta la Galassia all'epoca di Re Vegeta. Se ti sei mai chiesto in che modo queste persone così potenti vivessero in comunità, se vuoi conoscere le sorti dei Guerrieri Millenari che hanno preceduto Broly, se le avventure di una frenetica ed emotiva guerriera in un mondo crudele ti tentano…allora entra nel mondo della Saga di Hanasia!


Parte 1 :123
Parte 2 :4567891011121314151617
Parte 3 :18192021222324252627282930313233343536373839404142434445
Parte 4 :464748495051
[Chapter Cover]
Parte 3, Capitolo 45.

Attenzione! Le illustrazioni in questo capitolo contengono nudi non erotici. Se preferite non vederle, cliccate qui:

 

Il sacrificio

 

Erano già parecchi minuti che il quartiere generale degli Tsufuru non riceveva più segnali. Avevano capito che Frosty aveva attaccato le loro navi e da allora brancolavano nel buio.

Ciò li preoccupava sempre di più.

— Come possiamo ristabilire un contatto?

— Non possiamo! Che credete? Tutti i mezzi di comunicazione sono distrutti, non c'è nemmeno rumore di fondo!

— Non abbiamo altri mezzi?

— Tipo? Sono così lontani che non li vediamo nemmeno coi telescopi!

— Non c'è un ribelle telepate? Un… un ribelle con… delle cuffie microfonate?

— Stanno combattendo. Hanno problemi più urgenti che mandare un aggiornamento informativo.

— Ma… noi… Direttrice?

Tchiin non aveva partecipato allo scambio accalorato. Alzò la testa.

— Non siamo d'aiuto in ogni caso. Che guardiamo o no, non cambierà le loro speranze in ogni caso. Dobbiamo fidarci di Hanasia.

 

Frosty continuava a non dare segni di esistenza.

Hanasia non si sentiva bene. Non aveva previsto di finire l'aria. Era già abbastanza stanca, e il cambiamento nelle condizioni circostanti aveva già modificato il suo comportamento. Data l'urgenza, il suo corpo aveva naturalmente ridotto il suo furore per concentrarsi sulla sopravvivenza.

Fortunatamente, anche nel vuoto dello spazio, una Super Saiyan poteva resistere un pochino. Ma il Demone poteva resistere per un'eternità.

Doveva trovarlo.

 

Hanasia.

Una voce nella sua testa! E anche immagini. Le ricordò di quando Bourgo le aveva mostrato il percorso verso la bomba. Era la stessa cosa. Era la stessa persona, in effetti.

Diede un'occhiata al terreno e vide il corpo del Namecciano in mezzo a mucchi di terra rovesciata. Però mancavano parecchi… pezzi importanti.

Vai di qua. Frosty non può sfuggire ai miei sensi. Ti guiderò.

L'immagine che vide fu l'entrata di un corridoio che portava al campo. La seguì.

Il guerriero verde era forse morto e le stava parlando da fantasma? Forse aveva detto al Demone qualcosa tipo: "Se mi abbatti, io diventerò più potente di quanto tu possa immaginare."?? O forse semplicemente non era morto.

Non sono morto, ma non durerò ancora molto. Fai presto.

Le immagini cambiavano mentre lei avanzava.

Anche con l'aria rarefatta, i movimenti di Hanasia creavano un po' di suono e vento. Frosty la sentì arrivare. Come faceva lei a sapere dov'era lui? Era rimasto in trance, disteso sul letto dell'infermieria, a riguadagnare forza. Quando si era iniettato la medicina, lo aveva disturbato un po', ma era stato brevissimo! Sarebbero servite percezioni impeccabili per averlo localizzato in quel momento…

Lentamente, si rialzò. Lei si stava avvicinando in fretta. Appoggiò la schiena contro il muro, proprio accanto alla porta. Lei sarebbe entrata, lui l'avrebbe attaccata di sorpresa.

Hanasia stava scattando nell'ultima linea dritta.

Sfonda il muro, qui.

— Uhm, perché?

 

Sentendo la sua domanda, Frosty si spostò dal muro in fretta, e lanciò un grande attacco energetico attraverso la porta. Il corridoio esplose. Bruciacchiò a stento i capelli di Hanasia, tuttavia lo scafo della nave venne devastato.

Perché fai la cre…!!

— Non ascolterò ciecamente e basta!

Il Demone non aveva bisogno di andarsene dall'infermieria a cui ora mancava un muro e il pavimento.

Non si tratta di seguire ciecamente ma di fiducia! Lui era dietro quel muro!

— Umpf, va bene.

Frosty continuò a scappare, facendosi domande nel frattempo. Stava parlando da sola? Decise di ascoltare su tutte le frequenze possibili.

Hanasia, non seguirlo. Per niente. Si sta nascondendo da te apposta. Ho un'idea migliore. Vai a casa.

— Che cosa? No, non mollo adesso!

Stai finendo l'aria e la forza. Puoi volare fino a raggiungere il tuo pianeta. Lì potrai affrontarlo nel pieno delle forze. Abbiamo visto che sei più forte di lui! Ti mostrerò dove sono gli scafandri.

— No! Non lo voglio sul mio pianeta!

Per l'amor del cielo, ti vuoi fidare di me? Gli scafandri sono lì!

Le mostrò l'immagine di un luogo preciso, che lei riconobbe immediatamente..

— Ah… be'… Va bene… allora.

Si voltò e seguì un altro corridoio lungo il percorso che il Namecciano indicava.

 

Frosty aveva alzato la cornetta telepatica. Il Namecciano, ovviamente! E quindi… volevano fuggire adesso? No, no, no… Era il suo turno di inseguire Hanasia.

Dopo un po', la vide alla fine di un lungo corridioi diritto. Lanciò un altro attacco energetico. Molte stanze vennero distrutte, e furono di nuovo in mezzo a macerie e vuoto spaziale. Frosty non sapeva dove avevano messo gli scafandri. Ma doveva solo distruggere qualunque posto dove Hanasia si fermasse. Non avrebbe mai avuto una presa di ossigeno. Vedeva che lei si andava già indebolendo. Lei si lanciò in un pezzo di nave come ordinato dal suo telepate. Lui la seguì da presso.

 

La vista di Hanasia iniziava ad annebbiarsi. Non aveva idea di dove stava andando.

Destra.

Il Demone si stava avvicinando. Si gettò sulla destra.

Stavolta, la fiducia era letteralmente cieca.

Seconda porta a destra.

Seguì le istruzioni e distrusse la porta anziché aprirla. Entrò in una grande stanza, con tavole, sedie, tutto fluttante. Nel lato, un bancone da cibo, perfettamente ordinato e vuoto

In fondo, sinistra.

Uscì dalla stanza tramite la suddetta porta mentre anche Frosty entrava. Era una grande porta automatica, ma il suo sistema - che era ovviamente spento - non sarebbe stato abbastanza veloce da darle spazio a sufficienza. Proprio come per la porta d'entrata, non importò molto.

In quest'altra stanza c'erano grandi scaffali, il cui contenuto stava fluttuando in tre dimensioni nella stanza. Arnesi da cucina, cibo in scatola, scatoloni di ogni genere, e anche cibo che non aveva bisogno di essere tenuto fresco né caldo.

Passa davanti ai separé sulla destra e passa attraverso il muro in fondo.

Provò a non reagire troppo. Riconosceva il pezzo di muro dalla visione che Bourgo le aveva dato quando si erano diretti inizialmente all'arena spaziale.

Il muro sulla destra era fatto di pannelli che si potevano rimuovere con giunture chiaramente visibili. I blocchi si potevano rimuovere facilmente, dando su di uno spazio chiuso, usato per conservare, ad esempio, le razioni per il viaggio di ritorno. E lì, era conservata una prelibatezza proprio esplosiva… Una machina di morte di tre per tre per tre metri, capace di distruggere un pianeta. Corse ai pannelli, comportandosi come se non fossero importanti, e in quel breve istante, il suo braccio sinistro si estese meccanicamente per afferrare quella che sembrava una salsiccia. I suoi istinti funzionavano ancora. Esausta, ma ancora non abbastanza da non mordere la carne aliena, continuò.

Non aveva ingoiato il primo boccone quando Frosty entrò. Lei si girò. Smise di avanzare. Lo guardò, un po' disperatamente. Rabbia, speranza? Lui non capiva il suo sguardo.

Fermò immediatamente il suo volo. Qualcosa non tornava. Perché aveva smesso di fuggire adesso?

Bourgo non disse nulla, ma era furibondo. Lei avrebbe mandato tutto a rotoli.

 

Non andava malaccio, tutto sommato. Frosty non pensava a una trappola. Lo trovava solo strano, e si concesse un istante per vedere come lei avrebbe reagito alla sua comparsa.

La reazione di lei fu di inghiottire.

— È disgustoso. — disse con aria accusatrice a Frosty.

Lui non commentò sulla presenza di plastica attorno al cibo, la quale nessun essere civilizzato avrebbe dimenticato di rimuovere prima di mangiarlo.

— Finito di correre? — chiese lui puntando due dita contro di lei.

Lei capì che avrebbe sparato senza avvicinarsi a lei, e che tutto era perduto.

— No! — gridò lei. — Non ho finito! Quindi vai in quel corridoio lì, e ricominceremo!

Frosty spalancò gli occhi. Era uscita di melone!

Comunque, lei sapeva di aver perso, e stava perdendo anche la testa.

Era finita. Sparò.

Il potere dell'attacco penetrante, per quanto istantaneo, perforò la clavicola di Hanasia che ebbe a stento il tempo di spostarsi un po' per schivare. Venne spinta all'indietro e rimbalzò sul muro mentre urlava. Nel panico, afferrò la ringhiera cosicché il suo corpo non ruotasse in alcuna direzione, in modo da poter vedere Frosty. Non osava mettersi la mano sulla ferita, dove letteralmente le mancava un pezzo. Sarebbe svenuta da un momento all'altro…

— È… Tsk! Argh… E lo chiami un attacco, davvero? Urgh… Non farmi ridere, non ho sentito niente!

Aveva usato il poco di energia che le restava. La sua mano iniziava ad allentarsi.

Non riusciva più a vedere Frosty, perché la sua testa, la cui direzione non controllava più, le mostrava il soffitto. Una vista che si faceva sempre più scura. I margini per primi.

Ma sapeva che lui stava arrivando.

Frosty, vedendola incapace di fare alcunché, si avvicinò senza riserbo, per finirla per bene.

Se stava venendo da lei direttamente, allora significava lungo il muro.

Ci sarebbe passato davanti, Hanasia pensò mentre poteva solo immaginare vagamente dove lui fosse.

Era ovvio, avrebbe sfiorato i pannelli.

Perché avrebbe dovuto deviare?

Avrebbe deviato? Nella testa di Hanasia, tutto girava, la paranoia impazzava, le possibilità si moltiplicavano. Se gli universi paralleli esistevano, ce ne sarebbe stato uno in cui andava a sinistra, uno in cui si fermava, uno in cui…

Click.

WOOF

L'arena spaziale, Hanasia, Frosty, Bourgo, i corpi di entrambi gli eserciti, i resti delle navicelle alleate, tutto svanì.

Ogni cosa si era unita con una raffica di parecchie tonnellate di antimateria. Non c'erano atomi rimasti.

C'era solo energia, un piccolo Big Bang che irradiò luce, calore e radiazioni di ogni tipo in tutte le direzioni.

Sul pianeta Plant, un econdo sole apparve nel cielo per parecchi secondi. Su di una gran parte dell'emisfero rivolto verso il fenomeno, era giorno e a stento visibile. Lungo i confini, al crepuscolo, gli esseri senzienti reagirono. Su di un continente, la reazione fu una cosa del genere:

— Eh? Cos'è quella lu… È ancora giorno? Pensavo che… Ehi Hatonek, l'hai visto? Ah, è finito. Assurdo! L'hai visto anche tu, o sono pazzo io?

Su di un altro, fu più tipo:

— Ma che…? Cos'è quella lu… Era notte proprio adesso! Di', Erika, l'hai visto? Oh, si è fermata. Stupefacente! L'hai visto come me, o sono vittima di un'allucinazione?

La luce è la cosa più facile da percepire. Ma invisibili raggi distruttivi accompagnavano lo spettro del visibile. Sul continente Tsufuru, le città erano avvolte in cupole e nulla le attraversò. Sul resto del pianeta, gli animali che non erano negli oceani o sotto la superficie soffrirono un leggero trauma radioattivo sulla pelle. L'incidenza di tumori aumentò del 9,87% durante i trent'anni successivi.

 

Chiin-Lee guardò con occhi vacui allo schermo dove il radar spaziale indicava le fazioni presenti nello spazio di battaglia. Non indicava niente.

Niente di niente.

Hanasia era morta.

E il loro mondo era salvo.

E Hanasia era morta.

 

 

 

Non c'era voluto molto affinché l'immenso trono gigante di Blizzard, che in ogni caso era stato distrutto, venisse rimpiazzato con un piccolo supporto in cui si inseriva il sedile fluttuante di Snower.

Senza mostrare la minima paura pur essendo in una stanza dove molti potenti guerrieri erano fino a poco prima nemici, il Demone del Freddo si era limitato nel corpo fino alla "terza forma di riduzione", quel fragile aspetto che era perfino più piccolo della sua forma originale, che lo lasciava a un centesimo del potere, ma che gli permetteva anche un controllo migliore del corpo.

La lucertolina, ora nuovo imperatore dell'universo, spadroneggiava al centro del palazzo di suo padre.

Ma c'erano anche dei cambiamenti. Attorno al trono aveva installato, piuttosto ravvicinati, molti schermi e stazioni di comunicazione. I più versati in strategia avevano capito che Snower avrebbe gestito al dettaglio, mentre Blizzard aveva solo supervisionato.

Stava parlando direttamente a un rappresentante di un pianeta lontano. Senza intermediari.

— Salve.

— Sire Snower, siamo grati per aver concesso l'indipendenza del nostro pianeta. Ma i suoi soldati ci negano l'accesso alle miniere di katchin.

— Perché desiderate accedere alle miniere? Non sono vostre.

— Sono sul nostro pianeta. Ci appartengono.

— Niente affatto. Il vostro pianeta ha venduto quelle miniere alla mia compagnia più di dieci annni fa. Se le volete, dovrete proporre un prezzo. Queste sono le leggi interspaziali. Avete il governo che volete. Ma se tale governo tenta di trafugare un'impresa privata, la proteggeremo.

— Fu il vostro governo a venderlo alla sua compagnia al tempo!

— Ebbene? Quello è il passato. Avete il timone adesso, fate come vi aggrada. Nel rispetto della legge. Buona giornata.

Snower tagliò la comunicazione prima che la miriade di insulti delusi del nuovo capo potesse arrivargli.

Aprì una nuova chiamata.

— Salve.

— Sire Snower, la ringraziamo per aver concesso l'indipendenza al nostro pianeta. Ma sembra che le nostre forniture di azoto siano state interrotte…?

— Certamente. L'impero lo importava gratuitamente. Ma ora siete indipendenti.

— È solo che… Non possiamo sopravvivere senza l'immissione costante di azoto nell'atmosfera…

— È terribile. Vorreste forse acquistarne?

— Cosa?! Non abbiamo i mezzi!

— Potete sempre reintegrarvi nell'impero in qualità di territorio federato se vi garba. O contrarre un prestito.

— Questa è una truffa! Ci ha resi dipendenti da denaro e azoto, siamo indipendenti solo formalmente!

— Avete il governo che avete scelto. Cosa farete d'ora in avanti è una scelta solo vostra. Vi metterò in contatto con il nostro ufficio vendite. O il nostro consolato. Buona giornata.

Premette un bottone rosso che lampeggiava impazientemente. Su quello schermo si vedeva scritto "estremamente urgente". L'aveva fatto aspettare per più di mezz'ora.

— Salve.

— Sire Snower, finalmente! È un'emergenza!

— Saluti, Presidente Donel Manalsen. Lieto di vederla fuori di prigione e al posto che le spetta.

— Uhm… — disse l'altro, turbato e ricordandosi di star parlando a un terribile Demone uno dei fratelli del quale l'aveva buttato in cella per ventisette anni. — Be'… Siamo sotto attacco da un esercito di pirati spaziali!

— È inaccettabile. Ho promesso pace e giustizia in tutto l'universo. Manderò immediatamente un'importante unità di supporto.

— La ringrazio, Sire. Non speravo che sarebbe stato così fa…

— È senz'altro a conoscenza dei costi relativi?

— …? Ossia?

— Be', una battaglia e lo spostamento, tutto piuttosto costoso. Per dare priorità alle vittime, il nostro esercito inizierà colpendo ripetutamente gli aggressori e li rivenderà come schiavi - una volta giudicati ordinatamente - in accordo con la legge interspaziale. Ma se ciò sarà insufficiente nel coprire i costi, starà a voi contribuire per la differenza.

— Ma avremo bisogno di ricostruire! Hanno già distrutto cinque città importanti!

— Possiamo gestire anche quello. Le nostre compagnie di costruzione si adattano alle preferenze e agli ambienti locali. Abbiamo anche sconti per ricostruzioni postbelliche. Ancora una volta, la nostra priorità sono le vittime.

— Quanto… quanto costerà tutto ciò?

— Complicato a dirsi su due piedi. Le ricordo unicamente che se foste un territorio federato, tutto questo sarebbe stato gratuito, s'intende. I nostri eserciti sono diretti alla vostra volta. Spero che riusciate a tenere prima del loro arrivo fra due settimane.

— Due… s…

— Buona fortuna, buona giornata.

Saltò alla prossima conversazione.

— Salve.

— Sire Snower, le siamo grati per aver permesso l'indipendenza del nostro pianeta.

— Il piacere è mio, come procede il tutto?

— Abbastanza bene, grazie. Abbiamo ucciso ogni famiglia del vostro impero che viveva ancora qui. Spero che non la secchi.

— Avrebbero dovuto partire con maggiore premura.

— Abbiamo finalmente massacrato l'intera comunità Zaöne fino all'ultimo membro. Era da molto tempo che non li sopportavamo, quelli, con la loro pelle bizzarra e i cappelli gialli.

— Siete voi a prendere le vostre decisioni.

— Be', abbiamo istituito la legge marziale, una religione obbligatoria, classi per nascita, e il potere solo per coloro di nobile ascendenza - i maschi, naturalmente.

— Mi compiaccio che siate potuti tornare alle vostre piccole usanze.

— Intende com'era prima che voi arrivaste e ci schiavizzaste.

— Quello era il vecchio impero. Noialtri, vi lasceremo in pace.

— Sì, vi conosco! Avete ingannato gli altri pianeti con le loro necessità! Ma noi, abbiamo risorse naturali e non abbiamo bisogno di voi!

— Compiaciuto di sentirlo. A tal proposito, mi è giunta voce di un incremento del numero di pirati spaziali. Raccomando la massima accortezza.

— Aspetta, co—?

— Buona giornata.

Il periodo di transizione si annunciava lungo e complicato.

 

Snower si occupò di numerose altre chiamate, quando un messaggero arrivò di tutta fretta.

— Sire Snower! È confermato, l'arena spaziale è stata completamente distrutta! Non ci sono sopravvissuti! Sire Frosty è morto! E, uhm, non avevo ancora sottoscritto la mia fedeltà, ma è stato un semplice errore, ora è stato fatto!

Solo i due membri più percettivi della stanza notarono il sollievo genuino nel respiro di Snower.

— Gli daremo un funerale con tutti gli onori. Gli eroi del vecchio impero restano eroi.

— E che ne facciamo del pianeta Plant?

— Come agiamo nei confronti del pianeta Plant? Ebbene nulla, caro figliolo, nulla del tutto! Manderemo loro le nostre congratulazioni, dei bouquet, e un patto di non aggressione. Reciproco, a dirla tutta.

 

Era l'inizio di parecchi secoli di pace. Nell'impero, e sul pianeta Plant, fra due specie che erano opposte in tutto.

 

 

Nella terra dei morti, Hanasia aveva la forma di una nuvoletta.

Stava irritando i suoi vicini con le sue domande, a cominciare da: perché dovremmo seguire la coda? E se non l'avesse voluta seguire? Chi era Enma?

 

Disegni di:

Asura      

Harilinn      

Salagir      

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