DB Multiverse
DBM Universo 16: La Fusione di Due Vite
Scritto da Syl & Salagir
Traduzione e adattamento di Son Broly, Prosavio, Edge2721
Quando Vegeth entrò nel corpo di Bu, fece una scelta: mantenere la sua barriera (U16), o lasciarla (U18). Questa è la storia di quello che è successo dopo ... Anche se Vegeth ha salvato l'universo, Goku e Vegeta sono completamente scomparsi...
Questo fumetto è concluso!
Parte 1 :12345678
Parte 2 :91011121314
Parte 3 :15161718192021222324
Capitolo 1: Vegeth, il grande eroe
Capitolo tradotto da
Edge2721
La sua prima missione importante
I Kaioshin avevano detto ai re Kaioh, che a loro volta avevano detto agli Dèi dei vari pianeti, che se qualche incredibile potenza dovesse essere eliminata, se fosse necessario solo un miracolo, allora avrebbero potuto mandare un messaggio a loro.
Dopodiché, la richiesta di aiuto sarebbe risultata nell’intervento di Vegeth.
Aveva già fatto alcune missioni, e voci di corridoio cominciavano già a farsi strada tra i pianeti più aperti dell’universo.
Ma questa volta, il vecchio Kaioshin gli aveva parlato di un grosso problema in un pianeta-crocevia nell’universo, dove si raccoglievano spesso diplomatici e leader. Molte confederazioni e imperi si incontravano qui per discutere di scambi e per promuovere relazioni pacifiche.
“È un grande palazzo. Ci saranno molte persone importanti, rappresentanti di grandi terre.”
“Sì,” annuì Vegeth, sebbene non aveva mai sentito parlare nè di questo pianeta nè del palazzo
“È un gruppo di anarchici, alcuni di loro in passato facevano parte dell’ex armata di Re Cold e volevano ristabilire il suo impero. Il ki di alcuni di loro è di parecchi milioni.”
“Sì,” disse sbadigliando Vegeth
“Stiamo parlando di almeno un centinaio di terroristi che tiene in ostaggio un migliaio di innocenti in un palazzo sotto stretta sorveglianza e che ora si trova sotto il loro controllo”
“Hu-hu.”
“Ci sono esplosivi dappertutto, e i fanatici terrorizzano gli ostaggi con lame o canne, a seconda della loro specialità.”
“Ok.”
“Vogliono…”
“Non me ne frega niente di ciò che vogliono. Non l’avranno.”
Il Kaioshin non disse più niente e Vegeth prese il suo silenzio come un permesso per andare. Si teletrasportò sul pianeta menzionato, giusto di fronte al palazzo in questione.
Quest’ultimo era circondato da un intero esercito. L’aria era tesa. Vegeth vide poi qualcuno che sembrava fosse al comando e andò da lui.
“Sei… sei proprio tu, Vegeth? Mi è stato detto che tu puoi tirarci fuori da questa situazione, ma devo dirti che…”
“Sì, sì,” lo interruppe Vegeth. “Non preoccuparti. C’è per caso una prigione vuota qui intorno, dove posso mettere i terroristi?”
“C’è… c’è il penitenziario, ma è lontano…”
“Mostramelo sulla mappa.”
E il comandante ubbidì con entusiasmo. Vegeth allora dedusse dove doveva teletrasportarsi, toccò il suo interlocutore e si trovarono entrambi davanti alla prigione federale.
Il soldato sfruttò la sua posizione per mostrare le celle vuote a Vegeth, alcune delle quali erano così resistenti da poter rinchiudere il più forte tra i terroristi. Vegeth chiese ai guardiani di chiudere a doppia mandata tutte le celle e di aspettare che fossero riempite, quindi tornò indietro vicino al palazzo.
L’edificio era ovviamente protetto da un campo magnetico che gli impediva di sentire le aure al suo interno. Peccato. Si teletrasportò all’interno.
Scoppiò l’allarme. “Un intruso!” esclamò una guardia nella stanza dove tutte le immagini erano registrate dalle camere di sorveglianza. Ma prima che potesse dire altro, l’intruso era dietro di lui, lo aveva toccato e si era teletrasportato un’altra volta. La guardia si girò dietro molto velocemente per sferrare un pugno, ma il colpo andò a vuoto prima di accorgersi che ora si trovava in prigione!
Una dozzina di suoi compagni si ritrovarono teletrasportati come lui nelle celle uno dopo l’altro, alcuni erano persino rimasti nella stessa posizione che avevano quando stavano tenendo in ostaggio una persona, solo che quest’ultima era rimasta dietro.
Si guardarono stupidamente l’un l’altro.
Un minuto dopo, tutto era finito. Vegeth aveva anche dovuto distruggere qualche cannone automatico, ma se non quella, nessuna esplosione fu sentita.
“Troppo facile!”
Vegeth in seguito descrisse velocemente al guardiano della prigione i terroristi più pericolosi. Orgoglioso di se stesso, stava per andarsene, quando all’improvviso provò una strana sensazione. Si teletrasportò immediatamente vicino al terrorista al quale aveva captato le emozioni, lo catturò e si teletrasportò di nuovo.
“Morite, tutti quanti!” urlava il leader dei ribelli mentre premeva il pulsante di un telecomando.
“Hm, non funzionerà qui, amico,” rispose Vegeth.
Erano adesso in una foresta e il sole non stava più tramontando, al contrario, era pieno giorno.
Il leader si guardò attorno.
“Lascia stare, sei su un altro pianeta ora. Sono piuttosto sicuro che il tuo telecomando non ha tutto questo raggio d’azione. Mi hai fatto spaventare, lo sai? Meno male che la tua aggressività è venuta fuori tutta insieme e che ho sentito questo tuo cambiamento di umore così come quello delle persone che ti erano intorno.”
“Ma chi diavolo sei??”
“Vegeth. E non dimenticarlo.”
Vegeth prese il telecomando e lo distrusse, poi si assicurò che il leader non avesse altri congegni con sè prima di teletrasporlo indietro nella prigione.
La missione fu un grande successo.
Fu la prima impresa pubblica di Vegeth, e così iniziò la sua reputazione nell’universo. E aumentava sempre più ogni volta che completava compiti di questo tipo, per i quali sembrava avesse poteri magici.
A causa della sua velocità e precisione, sembrava un fantasma, passava attraverso i muri e le persone, riusciva a teletrasportarsi e a tramortire i nemici con un semplice sguardo… e questo, anche contro guerrieri veterani.
Anche quelli che erano considerati combattenti d’elite, capaci di radere al suolo un intero pianeta, non erano nulla per Vegeth. Ebbe a che fare con diversi ribelli, come ex membri dell’esercito di Re Cold, ognuno di loro avente un ki di centinaia di milioni di unità.
L’universo stava cominciando a conoscere il grande eroe Vegeth, l’onnipotente; alcuni lo consideravano persino un dio.
E se gli innocenti e i deboli dell’universo lo acclamavano come un eroe e lo amavano, miscredenti da tutti i pianeti istantaneamente diventarono suoi nemici. E ognuno più forte dell’altro…
L'immortale di Pandora
Pandora era un piccolo pianeta che ruotava intorno ad una nana bianca. Il clima era estremamente gelido, circa -180° Celsius, una temperature appena sufficiente da permettere all’ossigeno di rimanere, almeno in parte, sotto forma di gas. E questa era l’unica cosa di cui l’immortale di Pandora aveva bisogno. Per respirare una volta ogni dieci, quindici minuti.
Quando non respirava, il suo corpo si indeboliva e gli faceva male. Eppure, non importa quanto facesse male, non moriva mai. Più di una volta era andato da Enma, poichè era riuscito a venire, a piedi per così dire, all’altro mondo. Tuttavia, non gli era mai permesso di rimanere.
“Tu sei una delle anomalie di questo universo. Mi dispiace,” disse il gigante che gestiva gli Inferi e che era enormemente più grande di lui, “ma non puoi rimanere in questo mondo.”
Questo accadde centomila anni fa. O un milione? Non lo ricordava più. Era neccessario uno sforzo costante per rimanere all’altro mondo, come se dovesse stare in equilibrio su un piede per l’eternità. Non era morto, è solo che non funzionava.
In un universo così grande da essere quasi infinito, ci dovevano essere per forza delle anormalità. Molte di loro esistevano per meno di un quarto di secondo, al centro di una supernova. Ma delle volte, l’anormalità era un potere dato a qualcuno che non lo aveva nemmeno chiesto. La probabilità di questo evento era una su diversi miliardi di miliardi di milioni… Ma quando questo 'colpo di fortuna' impediva ad una persona di morire, allora questa persona sarebbe stata considerata un’anomalia dell’universo per parecchio tempo.
All’inizio, ne fu compiaciuto. Ma in seguito, dopo aver assistito alle nascite e alle morti delle diverse civiltà, capì che non gli importava vivere così a lungo.
Così, dopo aver fatto molte cose, dopo aver costruito un impero e averlo abbandonato, dopo aver ucciso con le sue mani qualche dozzina di Demoni del Freddo, non ebbe più nient’altro da fare.
Proprio niente.
Avrebbe potuto offendere l’intero universo, ma il compito gli sembrava più noioso di sedersi sul suo pianeta ad aspettare il Big Crunch.
Si sarebbe potuto buttare contro una stella, ma era molto, ma molto spaventato dal fatto che neanche ciò l’avrebbe potuto uccidere e quindi, avrebbe solo sofferto per tutta l’eternità.
Erano visitatori molto strani. La navicella atterrò a circa cento metri di distanza, dalla quale uscirono alieni con delle tute spaziali. I loro piedi nel ghiaccio, composto da un po’ di ossigeno e azoto liquido, ruppero il silenzio in quel pianeta morto dove non spirava alcun vento.
“Buon giorno, Immortale di Pandora! Siamo molto onorati di conoscerti…”
“Spero che avete delle cose interessanti da dire. Altrimenti siete morti, tutti voi. Fortunati.”
“Immortale, siamo sicuri che troverai interessante ciò che dobbiamo dirti. C’è nell’universo un guerriero che si dice sia invincibile ed onnipotente!”
“Sì, non è la prima volta che mi viene detta una cosa del genere. Ogni trecento anni, venite, smorfiosi, credendo di portarmi una sfida sotto forma di un Demone del Freddo. Oh, uccidi Blizzard, oh, uccidi Cold, oh, uccidi Freezer… Sono così deboli, è patetico. Ne ho uccisi così tanti dieci milioni di anni fa… o era cento milioni? Non importa. Non mi muoverò per uccidere dei sopravvissuti.”
“Posso assicurarti che, Immortale, i Demoni del Freddo non sono niente rispetto a questo! Ha mosso asteroidi della dimensione di un pianeta con un semplice sguardo, ha attraversato una stella indenne! Bè, era una stella piccola, ma è comunque incredibile!”
“Oh, davvero…?”
“Non ci permetteremmo mai di disturbarti se non fosse per una buona causa. Sappiamo qual è il costo di chiederti di lasciare il tuo pianeta per niente.”
“Ho letto nella vostra mente e ho visto che siete convinti di ciò che dite… Eppure mi furono mandate persone lobotomizzate, quindi non significa nulla. Ma va bene. Correrò il rischio.”
Gli uomini in tuta spaziale si guardarono l’un l’altro, compiaciuti.
“Portatemi sul campo di battaglia. Datemi solo un momento per riscaldarmi, circa una settimana, e sarò pronto.”
Era un pianeta non molto conosciuto, senza molta civilizzazione. Ma c’erano abitanti e, per attirare l’attenzione dell’eroe, la distruzione era necessaria. Dopo aver diffuso la notizia di uno sfidante, all’ora prestabilita, l’Immortale arrivò sul posto e si sgranchì le giunture. Se Vegeth non si fosse presentato in un’ora, avrebbe distrutto il pianeta.
Mantenendo la sua parola, Vegeth andò a consultarsi con i Kaioshin prima di accettare la sfida.
“Non conosco quel tizio.” Disse semplicemente il vecchio Kaioshin.
“È un’anomalia,” spiegò Kibitoshin. “Ha quasi tre milioni di anni. Non può morire. Non ha mai causato grande distruzione, quindi non ho mai fatto nulla contro di lui. È stato seduto sul suo trono per milioni di anni.”
“Hehe, un giovane, per farla breve,” disse il vecchio Kaioshin.
“Quindi,” rispose Vegeth, “posso andare a combatterlo, giusto? Posso ucciderlo?”
“Bhè…” replicò Kibitoshin. “Ti è permesso, ma non ce la farai.”
“Ah!” E si teletrasportò.
L’Immortale era alto tre metri. Aveva delle sembianze vagamente umanoidi. Ed emetteva un’aura impressionante. Nel profondo del suo cuore, Vegeth sperava che stesse trattenendo la sua potenza.
“Quindi sei tu Vegeth? Stai nascondendo la tua forza… Mostramela.”
“Piaciere di conoscerti anche per me, Immortale. Spero che anche tu stia trattenendo la tua potenza! Altrimenti sarà veramente noioso.”
“L’aura che emetto è circa dieci volte quella di Freezer, sai, il Demone del Freddo.”
“Ripeto quello che ho detto. Noioso.”
Vegeth allargò le braccia e, senza raggiungere il Super Saiyan, aumentò la sua aura fino a quando non fosse dieci volte quella dell’Immortale.
“E questo è solo un centesimo di millesimo del mio potere.” disse Vegeth.
Un sorriso apparve sul viso dell’Immortale. Senza muoversi, la sua energia aumentò all’improvviso. Superò velocemente Vegeth e si lanciò contro di lui. Lo colpì così forte sullo stomaco che l’onda d’urto scosse le roccie e la terra intorno.
Vegeth vedendo arrivare l’attacco si trasformò istantaneamente in Super Saiyan, poi si alzò in aria per non subire un contraccolpo. Contrasse i muscoli dello stomaco e tenne le braccia sui lati.
Il pugno dell’Immortale si schiantò sul ventre dell’Eroe con un doppio botto seguito da un altro. Ma Vegeth non si spostò di un millimetro.
L’Immortale era molto impressionato. E subito apparve del sangue sul suo pugno.
“Bhè…” disse Vegeth. “Non mi sarei comunque dovuto aspettare molto.”
“In… credibile… Dev’essere una specie di scudo interno… veramente efficace… ma visto che non ti sei mosso… ci dev’essere certamente un trucco…”
“No,no. Nessun trucco. Sono semplicemente molto molto forte. Bhè, anche mio figlio maggiore probabilmente sarebbe in grado di distruggerti facilmente.”
Gli ultimi alberi e le ultime rocce rimaste intatte finalmente si schiantarono al suolo con gran rumore.
“D’altro canto, devo ammettere che sei sorprendentemente forte.” Aggiunse Vegeth. “Probabilmente alla pari almeno con Cell perfetto. Sono sicuro che potresti governare l’intero universo, il mondo dei demoni incluso… Questo però, se non ci fossi io.”
“L’ho già fatto, e fu noioso.”
L’Immortale girò intorno a se stesso e, nelle sue mani, creò un attacco luminoso che Vegeth non aveva mai visto. Lo lanciò contro il suo avversario ma l’eroe lo respinse facilmente con il dorso della mano.
Forse se fosse tornato normale, questo combattimento sarebbe stato interessante? Non necessariamente… La differenza tra di loro gli ricordava la battaglia contro Bu. E quel tizio era lontano dall’avere la potenza che aveva Bu quando assorbì Gohan.
L’Immortale non si arrese e lanciò diversi attacchi che Vegeth bloccò senza difficoltà come prima. Contrattaccò con alcuni colpi, la maggior parte dei quali l’Immortale non riuscì a parare.
L’Immortale in seguito mostrò alcuni poteri magici, aprì diverse dimensioni, cambiò la gravità, sembrava persino che aveva alterato lo scorrere del tempo in alcune zone per un pò. Aveva acquisito quei poteri durante la sua vita di milioni di anni. Ah, se i Kaioshin non fossero così idioti, avrebbero potuto avere anche loro quei poteri!
Vegeth non era deluso poichè il combattimento era pieno di sorprese.
Poi, dopo qualche ora, forse, l’Immortale iniziò a mostrare segni di cedimento. Si schiantò al suolo e disse apertamente:
“Ho perso. Non posso ucciderti.”
“Allora… ci fermiamo qui?”
“Aspetta… aspetta… ho perso… ma tu non hai ancora vinto. Per vincere contro di me, devi uccidermi.”
“Ah… sì. Mi è stato detto che non ci sarei riuscito… sembra che sia una sfida ucciderti. Ma tu mi piaci e…”
“Uccidimi o distruggerò questo pianeta, e tutto ciò che si trova sulla mia strada.”
“Ah bhè, in questo caso, sono costretto ad agire.” Disse Vegeth, pronto a finire il combattimento.
Si lanciò sull’Immortale e lo colpì così forte che gli perforò il busto. Poi cominciò a girare intorno a se stesso così velocemente che la sua gamba era diventata affilata come un rasoio, e, con essa, gli tagliò la testa.
“Bhè, suppongo non sia abbastanza…” Osservò dopo aver visto il corpo del suo avversario alzarsi per cercare la sua testa.
“È facile ritornare tutto intero.” Spiegò l’Immortale.
Vegeth mise entrambe le mani sul lato destro.
“Kame...”
Una sfera di energia apparve tra I suoi palmi.
“Hame...”
Mise le braccia davanti a lui prima di spalancarle, una palla di energia su ambedue le mani.
“Big Bang...”
Poi le sue braccia si unirono ancora, creando una gigantesca sfera elettrica luminosa.
“HAAAAA !!!”
E ora l’enorme attacco si lanciava contro l’Immortale, investendolo completamente e distruggendo ogni sua cellula.
Quando l'Immortale fu ridotto in polvere, Vegeth analizzò attentamente i dintorni, cercando parti superstiti, un po' come aveva fatto per Bu. Ma non c’era più niente.
“Pff,” disse, tutto solo mentre tornava normale “È stato piuttosto semplice.”
“Mi dispiace,” rispose una voce nella sua mente. “non ho più un corpo, ma non sono ancora morto.”
“Hm...”
“Questo l’ho già provato di persona. Ma la mia anima non va da Enma. Ci ho provato. Ma in pochi minuti, il mio corpo si riforma.”
“Allora devo distruggere la tua anima. So che quando moriamo, se veniamo uccisi di nuovo, non possiamo più tornare. Dev’essere la morte dell’anima. Ma ti avverto che non c’è più alcun aldilà.”
“Non me ne importa niente. Voglio che tutto questo finisca. Provaci!”
Vegeth allora cercò di capire dove fosse la sua anima. Sentì un aura e lanciò una sfera di energia in quella direzione. Ma lo spirito non subì alcun effetto.
Vegeth provò tutti i tipi di attacchi. Lanciava sfere di energia, palle di fuoco, onde d’urto e pugni, ma nulla poteva colpire il fantasma. Non aveva nessuna presenza fisica e poteva a malapena comunicare con la telepatia.
Vegeth dovette affrontare il fatto come aveva detto Kibitoshin: non era in grado di ucciderlo.
“Ascoltami, Immortale… ora come ora non posso ucciderti… ma io sono Vegeth! Niente è impossibile per me. Quindi, ecco ciò che faremo: tu te ne torni a casa e appena avrò trovato una soluzione, tornerò per ucciderti. Ma se fai qualcosa di male durante l’attesa, ti torturerò almeno fino alla fine della mia vita. Ricevuto?”
“Ti rispetto, Vegeth… non ho mai incontrato qualcuno forte come te, perciò acconsento a darti un po’ di tempo per trovare un modo.”
“Ben detto.”
“Ma ho detto un pò di tempo! Ti avverto Vegeth, non sono molto paziente! Guarda questa clessidra!”
L’Immortale, al quale si stava già ricostruendo una parte del suo corpo, usò i suoi poteri per creare una grande clessidra, nella quale finissimi granelli di sabbia iniziarono immediatamente a scendere.
“Quando tutta la sabbia sarà caduta, attaccherò pianeti da tutte le parti e senza avvertire. Hai capito?”
“Sì, perfettamente. Verrò a trovarti… prima della fine del tempo assegnatomi.”
E così Vegeth si teletrasportò dai Kaioshin.
“Bè… almeno per ora non farà altri danni. Dimmi, quanto durerà la sua clessidra?”
Il vecchio Kaioshin guardò nella sua sfera magica e fissò attentamente il congegno temporale.
“Hum... hum...”
“Allora? Ho dieci giorni? Un anno? È importante.”
“Bhè, Vegeth, devi sbrigarti. Hai solo 284 anni terrestri per trovare una soluzione.”
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