DB Multiverse

DBM Universo 14 (dei Cyborg): One Way

Scritto da Foenidis

Traduzione e adattamento di Unochepassava

In seguito alla morte dei "Guerrieri Z", come raccontato in Twin Pain, gli Universi 12 e 14 hanno condiviso la loro storia per qualche anno, prima che tutto andasse a rotoli per quest'ultimo. Quali sono gli eventi che hanno portato alla vittoria di Trunks in uno e al trionfo degli androidi nell'altro?

Questo fumetto è concluso!


Parte 1 :123456789
Parte 2 :10111213141516
Parte 3 :1718
Parte 4 :192021222324252627282930313233343536
[Chapter Cover]
Parte 4, Capitolo 36.

La perdita del mini-jet non era di per sé un disastro, Bulma aveva avuto tempo fa l'idea di cucire la capsula di un veicolo di emergenza nell'orlo di uno dei suoi vestiti. Da quando la indossava, era in quella della sua preziosa giacca. A condizione che questi psicopatici non avessero l’idea di perquisirla. Per il momento, non gli avevano nemmeno chiesto di svuotare le sue tasche, il che era un buon segno... beh, se non si considerava che non l’avevano fatto perché avevano certamente già deciso di ucciderla.

— "Infida, la vecchietta!" ironizzò C17, raggiungendo le due donne.

La sua gemella si fece più perfida:

— "Mi piacciono le persone ottimiste! Ma non pensavo che fossi così stupida, promettici cose così belle senza avere l'intenzione di farle davvero, tss tss tss, non è per niente carino!"

Bulma non rispose. Si era resa conto che qualsiasi tentativo di giustificazione sarebbe stato inutile, se non addirittura ridicolo.

"Lascia perdere! Abbiamo cose migliori da fare," disse il ragazzo con voce allegra prima di sparire di nuovo nelle viscere del laboratorio.

Mentre Bulma si chiedeva cosa pensare delle intenzioni dei suoi pericolosi compagni, un suono di vetri rotti seguito da una rapida cascata provenienti dalle profondità sotterranee la sorprese.

Pochi istanti dopo, C17 riapparve, indossando guanti probabilmente tirati fuori dalla borsa che gli pendevano dalla cintura, tenendo per la coda la creatura tirata fuori dalla sua incubatrice.

L'animale era vivo e si dimenava debolmente.

Senza dubbio divertito dal suo aspetto appiccicoso, il giovane lo gettò con malizia ai piedi di sua sorella che si ritrasse con un piccolo grido di disgusto.

Bulma era ancora esitante riguardo alle origini della creatura. La cosa non somigliava a nulla di conosciuto. Abbastanza vivace in ogni caso, la creatura sembrava faticare a coordinare le sue azioni, poi cominciò a strisciare più che a camminare verso il contenuto del refrigeratore rovesciato. Una volta arrivatovi accanto, per lo stupore dei tre testimoni della scena, un pungiglione emerse dalla punta della sua coda che si abbatté su una lattina di "Satan Drink" per trafiggerla. Dai movimenti dell'appendice, intuirono che l'animale stesse svuotando il contenitore del suo contenuto. Apparentemente rinvigorito dalla bevanda energetica, la creatura sembrò finalmente aprire gli occhi sul mondo che lo circondava. La sua testolina oscillava guardando una volta un gemello, una volta l’altra.

"No, non muoverti ..." sussurrò C17 al suo alter-ego femminile quando questa fece per allontanarsi dalla bestia che si stava dirigendo verso di lei alla velocità di una tartaruga.

"Affascinante!” pensò Bulma. Nonostante, considerando l'aspetto incompleto delle estremità dei suoi arti, il feto non apparisse essere vicino alla fine della sua gestazione, sembrava in grado di sopravvivere al di fuori della sua incubatrice, e meglio ancora capace di autonomia e, soprattutto, di istinto di sopravvivenza.

Ma cosa voleva dal cyborg?

Se cercava protezione materna, era curioso che avesse scelto questo ibrido con funzioni vitali molto meno tangibili di quelle di un essere completamente di carne ed ossa.

C17 era probabilmente motivato dalla stessa curiosità, visto che voleva vedere come sarebbe andata avanti la cosa.

L'intera faccia di C18 si deformò in una smorfia spaventosa quando la creatura gocciolante si aggrappò al suo polpaccio per stringersi contro la sua gamba emettendo un flebile suono, quasi metallico. All'improvviso, la coda della larva sibilò nell'aria e tentò di piantarsi nella carne del suo bersaglio!

Troppo debole per perforare la pelle bionica, il pungiglione si alzò di nuovo per un altro tentativo, ancora più brutale!

D'un tratto rossa di rabbia, la sua "vittima" non attese oltre e, senza riguardo per i propri vestiti, polverizzò letteralmente l’indelicata creatura con un colpo a bruciapelo.

— "Bestiacci schifosa!" fu tutto quello per disse constatando la condizione dei suoi collant e della parte superiore del suo stivale sinistro, prima di calpestare rabbiosamente i resti carbonizzati dello sfortunato animale.

L'uccisione di quello che Gero aveva chiamato Cell, la sua unica creazione completamente organica, la sintesi di un complesso lavoro sulla genetica combinata con la biologia molecolare, il culmine di una vita di lavoro, sembrò contrariare C17, senza che lui lo sapesse che con quel gesto sua sorella aveva appena assicurata il loro futuro in questo mondo.

— "Oh no! Sei una guastafeste, sarebbe stato carino come un animale domestico, quel coso."

"Meglio così!” non poté fare a meno di pensare Bulma. Uno dei frutti della mente malata di Gero che non avrebbe fatto male a nessuno! Tuttalpiù, la parte scientifica della figlia del professor Brief si rammaricò di non aver avuto l'opportunità di analizzare meglio l'essere che lei sospettava essere frutto di modifiche genetiche. Naturalmente, non poteva immaginare che dietro l’apparenza innocua della piccola creatura abortita si nascondesse il predatore più formidabile di tutti i tempi, un flagello al confronto del quale i cyborg sarebbero apparsi un male minore.

Ma come si poteva immaginare di peggio quando la speranza è già ridotta al minimo?

La speranza, Trunks... la costruzione di una seconda macchina, nel migliore dei casi, per avere la possibilità di riportarlo indietro, nel peggiore dei casi, per capire cosa fosse successo a suo figlio. La determinazione di Bulma era tornata più forte che mai, benché fosse consapevole delle scarse probabilità che aveva di uscire viva da questa storia. In fin dei conti, se uno di questi idioti avesse deciso di ucciderla, non avrebbe potuto farci nulla. Tanto valeva concentrarsi sull'essenziale. Un solo obiettivo, c’è ancora speranza, e la speranza è vita...

Dopotutto, non se l’era cavata così male fino ad ora, e la sua idea di uno sfidante robotico sembrava avesse attecchito nelle menti di quei due eterni ragazzini.

I predatori sono opportunisti. Questo è un fatto che non richiede grandi conoscenze di etologia per essere compreso. Ai predatori a volte piace anche giocare con la loro preda, anche questo era un fatto noto, e quei due davano piena prova di queste due verità. Offrire loro l'opportunità di avere un nuovo avversario per variare un po’ il gioco aveva buone probabilità di sedurli, concluse logicamente la scienziata. La sua situazione non era così disperata, dopo tutto.

Avendo notato che comportarsi in modo disinvolto con i due giovani invece di offrirsi loro in uno stato di vittima ideale o da aggressore dichiarato sembrava in parte disinnescare la loro propensione alla crudeltà, la madre di Trunks decise di mostrarsi naturale come se fossero stati vecchi amici.

— "Beh, è tutto molto bello, ma ho un sacco di lavoro da fare. Costruire qualcosa che possa resistervi almeno un po’ non è un compito facile. Non vorrei abusare della vostra pazienza." disse in tono scherzoso.

Senza aspettare oltre, passò tra i due terrori per immergersi immediatamente nel laboratorio scoperto il giorno prima.

Si bilanciò su uno dei grossi tubi che presenti sul terreno per evitare di mettere piede nel liquame verdastro disseminato di vetri rotti che ora copriva il pavimento della prima parte della stanza. Quando finalmente giunse nella zona asciutta dietro la preziosa unità centrale, estrasse da una delle tasche della giacca, quella giacca che aveva un odore così caro al suo cuore, una piccola scatola contenente diverse capsule ben organizzate. Ne scelse una dalla quale venne fuori un robottino su ruote dotato di un pianale con tastiera e schermo e di cassetti pieni di appunti ed utensili vari.

Senza perdere tempo, Bulma si mise al lavoro.

Decodificare il codice d’accesso ai controlli per spegnere la macchina, scollegare l'alimentazione al generatore, trovare l'alimentatore secondario, rimuovere la vernice per sbloccare i numerosi bulloni e rivetti della scocca, smontare i bracci meccanici per liberare l'accesso al cuore della macchina... aveva molto lavoro da fare prima di arrivare all’oggetto dei suoi desideri.

I gemelli rimasero a lungo a guardarla, commentando a volte con umorismo infantile, a volte con un feroce cinismo, il progresso del suo lavoro.

Poi C18 cominciò a mostrare segni di impazienza. Anche suo fratello finì per annoiarsi, nonostante il piccolo gioco di battibecchi che si concedeva occasionalmente con sua sorella. Dal loro disaccordo su Crilin, il tipo di rapporto tra fratello e sorella era cambiato; prima quasi sempre complici, avevano scoperto il gusto di lanciarsi a vicenda commenti sarcastici, e litigavano in modo non serio su tutto e niente.

Bulma era quasi dispiaciuta per loro. Erano, in un certo senso, entrambi prigionieri di una relazione troppo esclusiva che si dimostrava sempre più sterile.

Il risentimento, tuttavia, prese rapidamente il sopravvento.

"Peggio per loro.

Gli sta bene.

Che si ammazzino a vicenda e marciscano all'inferno!” pensò mentre era col naso nelle viscere dell’unità centrale, occupate da una complessa rete di fili e circuiti.

Sollevata, li vide con la coda dell'occhio uscire del sotterraneo prima di reimmergersi nel suo compito. Ci sarebbero volute ancora ore di lavoro per sradicare dal gigante tecnologico le parti essenziali al suo progetto. Fu felice di vedere che la macchina aveva mantenuto le sue promesse. Aveva già individuato due componenti inestimabili proprio dove aspettava di trovarli. Tempo prezioso guadagnato. Se fosse stata abbastanza veloce, avrebbe potuto sperare di scomparire prima del ritorno dei due psicopatici robotici che sperava fossero andati a sfogarsi il più lontano possibile.

Un numero risuonava costantemente nella sua testa, quello dell'anno di destinazione di Trunks: 758. La chiave era lì! Lì risiedeva l’unica possibilità di ritrovare suo figlio, o almeno di scoprire che fine avesse fatto.

Come? Se per caso un errore di calibrazione nella sua macchina lo avesse spedito per sbaglio in un’altra epoca? Bulma non aveva ancora idea, ma se c’era bisogno, lo avrebbe trovato! Per il momento, la priorità era raggiungere il luogo da cui sarebbe dovuto rientrare... dopotutto, forse era un semplice guasto a tenerlo prigioniero dell’altra dimensione.

Non si trattava solo del suo unico figlio, nato da un amore perduto troppo presto, ma anche dell'ultimo rappresentante di una potente razza, l'unico che poteva tenere testa a quei due mostri genocidi e forse, un giorno, sconfiggerli. Era il bene supremo dell'umanità, un bene che non poteva permettere andasse perduto.

A qualche chilometro da quello che restava del laboratorio del dottor Gero, due sagome sembravano confabulare nel cielo. Con un buon binocolo, si sarebbe potuto vedere che si trattava una ragazza bionda e un di un giovane dai capelli corvini.

— "Che brava donna, quanto si dà da fare per costruirci un giocattolo tutto nuovo... è proprio vero, nessuno è più generoso delle vecchiette." sogghignò la ragazza.

— "Sì, non è carino da parte nostra lasciare che si spacchi la schiena di lavoro alla sua età... qualcuno potrebbe insinuare che non abbiamo più rispetto per gli anziani!" aggiunse il ragazzo.

Entrambi allungarono il braccio destro verso la sommità appiattita del vecchio nascondiglio Gero. I due si guardarono negli occhi per un po', con un sorriso enigmatico sulle labbra, poi scoppiarono a ridere insieme, una risata piena di complicità, quasi da vecchi complici che si scambiano battute spassose.

Mentre stavano ancora ridendo di gusto, due raggi accecanti partirono dalle loro mani per poi fondersi in uno dopo poche decine di metri.

Il flusso di energia percorse la distanza che lo separava dal sotterraneo in un istante, appena il tempo di un battito di ciglia, e tutto ciò che rimaneva della montagna esplose in una monumentale eruzione incandescente.

Due piccoli punti nel cielo si allontanarono dalla zona devastata, scambiandosi battute sulla loro prossima destinazione. Nessuno dei due si preoccupò di verificare il risultato del loro lavoro di distruzione. Che importanza aveva, dopo tutto?

Lontano, in un'altra dimensione chiamata U17, un mostro di nome Cell devastò a sua volta il mondo degli uomini. Straordinaria creatura ideata da un certo dottor Gero animato da uno spirito distruttivo assetato di vendetta, questa macchina di morte aveva completato il suo ciclo di mutazioni assorbendo gli ultimi cyborg sviluppati da suo creatore, designati rispettivamente con nomi in codice C17 e C18. Originariamente progettato per superare un eroe di nome Son Goku, l'essere nato dalla combinazione delle cellule prese in prestito dai più potenti guerrieri dell'universo non ereditò da essi solo il proprio potere... contaminato da la malsana megalomania di molti di loro, aveva massacrato con evidente gioia tutti quelli che avevano osato opporsi alla sua tirannia. Per preservare il futuro di questo mondo, una delle innumerevoli vittime era venuta da un'altra dimensione per garantire la sua sconfitta mediante una macchina del tempo. Questo giustiziere proveniente dal futuro, morto per la pace di un mondo che non era il suo, si chiamava Trunks.

Disegni di:

PoF       14

DB Multiverse
Pagina 2431
321Y
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Yamoshi Story
Pagina 47
DBMultiverse Colors
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DBMultiverse Special OAV - Broly Final War
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