DB Multiverse

Hanasia, la Regina dei Saiyan

Scritto da Salagir

Traduzione e adattamento di Crix, Prosavio e ItsAMeLuigi

Questa storia si svolge sul pianeta dei Saiyan, ben prima che questi diventassero il popolo di sterminatori che portò terrore in tutta la Galassia all'epoca di Re Vegeta. Se ti sei mai chiesto in che modo queste persone così potenti vivessero in comunità, se vuoi conoscere le sorti dei Guerrieri Millenari che hanno preceduto Broly, se le avventure di una frenetica ed emotiva guerriera in un mondo crudele ti tentano…allora entra nel mondo della Saga di Hanasia!


Parte 1 :123
Parte 2 :4567891011121314151617
Parte 3 :18192021222324252627282930313233343536373839404142434445
Parte 4 :464748495051
[Chapter Cover]
Parte 2, Capitolo 4.

1000 anni fa

Traduzione e Adattamento di Prosavio

Nel giro di 1000 anni, il mondo dei Saiyan e degli Tsufuru era molto cambiato. I Saiyan non si erano evoluti tanto, ma ora costruiscono case fatte in legno, pietra e cemento. Hanno anche grandi città, scuole (solo nelle città appena citate), un esercito e un Re riconosciuto da tutti i Saiyan. In effetti, quando si ha la possibilità di fare il giro del pianeta in meno di un mese, il mondo è come un unico Paese. Eppure, la civiltà era ancora piuttosto rurale e, anche se non fosse suddivisa in classi, gli abitanti delle poche città avevano un livello di istruzione più elevato, erano più forti ed erano addirittura più gentili rispetto agli abitanti dei villaggi.

I Saiyan ora conoscevano l’arte del volo, e una buona parte della popolazione era in grado di volare. Tutti i Saiyan adulti sapevano lanciare palle di fuoco (quelli che non erano in grado di farlo, avevano avuto non poche difficoltà a tenerlo nascosto agli altri).

Gli Tsufuru, intanto, erano passati dall’era industriale a quella informatica. Avevano costruito dei robot in grado di volare silenziosamente, zone protette da campi di forza e sensori per monitorare l’intero pianeta. Queste tecnologie erano molto utili per sopravvivere nello stesso Pianeta in cui abitavano anche i Saiyan.

Le città Tsufuru ora erano all’aria aperta, su isole lontane dalle terre Saiyan. Una grande parte degli oceani circostanti era inclusa nei loro campi di protezione, allontanando qualunque essere che cercava di avvicinarsi. Quegli esseri ormai avevano perso il loro senso dell’orientamento e si erano persi, tornando a casa senza aver trovato neanche la più piccola tra le città Tsufuru.

Gli Tsufuru erano in contatto con il Re dei Saiyan e con i pochi Saiyan istruiti. Spesso inviavano per loro conto un ambasciatore robot, in grado di avviare una videoconferenza. Gli Tsufuru più pacifici consideravano i Saiyan come loro “fratellini” da controllare e da proteggere. Era per questo che, per esempio, avevano spedito dei satelliti spia per avvertirli in anticipo dell’eruzione di un vulcano che distrusse una vasta zona abitata.

Inoltre, ovviamente, avevano avvertito il Re dei Saiyan di colui che ora si chiama “Guerriero Millenario” e della sua pericolosità. Quella storia era diventata una leggenda diffusa tra i Saiyan. Ognuno sperava che il proprio figlio sarebbe diventato il Guerriero Millenario, il più potente di tutti. Per definizione, sarebbe diventato Re.

L’attuale Re Saiyan, quindi, aveva preso diverse misure per accogliere – e poi distruggere – questo combattente. Aveva ampliato le fila del suo esercito e addestrato i soldati fino al loro limite. Senza tralasciare nessuna pista, aveva inviato alcuni dei suoi guerrieri in missioni senza senso, come la ricerca della Tartaruga di Metallo Dorato, che secondo la leggenda renderebbe immortali. Oppure, la ricerca di un demone mistico che uccideva chiunque al contatto, o la ricerca delle città nascoste degli Tsufuru in cui, da qualche parte, era nascosta un’arma straordinaria. Oppure ancora, follemente, la ricerca nelle profondità degli archivi della biblioteca.

I Saiyan erano piuttosto scettici e non credevano a queste leggende. Molti di loro avevano difficoltà anche a credere nel Guerriero Millenario. Lo stesso Re, in realtà, non credeva a queste cose, ma credeva in ciò che la biblioteca potrebbe contenere.

Pochissimi Saiyan sapevano leggere. In effetti, per saper leggere, i Saiyan dovevano essere deboli, idioti e codardi al punto di nascondersi sotto la protezione del Re e gestire la biblioteca, dove si poteva leggere e scrivere. Ogni volta che un Saiyan di alto rango andava alla ricerca di informazioni storiche (succedeva di rado), doveva ammettere che gli scribi erano di qualche utilità, ma non potevano che provare immenso disprezzo per chi trascorreva la loro vita insieme ai libri.

Studi e progetti scientifici erano stati condotti da quei Saiyan (ancora più codardi e vermi) e le loro conclusioni venivano preziosamente conservate. Il Re era convinto che sarebbero state importanti, e ogni attacco contro la biblioteca veniva punito con la morte. Il popolo aveva finito per accettare che “tutti questi studiosi erano delle merde, ma molto probabilmente avrebbero avuto qualche utilità”.

 

Nizouki, un grande generale in pensione, si trovava nella grande biblioteca della capitale. Era sicuro che non sarebbe stata molto produttiva, ma obbediva al Re, poiché era il più leale dei suoi uomini. Era in attesa già da diversi minuti, e si stava annoiando.

“Ecco” disse una studiosa. Si trattava di una Saiyan ancora più vecchia di lui, con pochi denti, con la schiena molto curva. Per il generale, non era certo una bella vista.

“Ho trovato i documenti, quelli su ciò che un Saiyan deve fare per raggiungere la potenza suprema.”

“Sì, e allora?”

“È uno studio di Leanord, che visse 200 anni fa. Sosteneva che i Saiyan usassero solo una parte del loro potere e che essi potrebbero diventare molto più forti. E la chiave per raggiungere quel livello sarebbe l’empatia.”

“Ovvero?”

“È la capacità di provare sentimenti per gli altri, quindi condividendo il loro dolore, sentendosi tristi per loro” aggiunse “e soffrendo quando gli altri soffrono.”

“È del tutto idiota!”

La studiosa aveva letto e spiegato tutti i dettagli di questa teoria. Dopo lunghe conversazioni, Nizouki uscì. Aveva capito quale era la sua missione: doveva trovare un ricchione e renderlo il combattente più forte del mondo. Nizouki spiegò tutto al Re, che lo inviò a cercare un “guerriero empatico”. Dunque partì, passando di villaggio in villaggio, pensando che stava solo sprecando il suo tempo… Ma il Re aveva ragione, era necessario seguire tutte le tracce.

A diverse centinaia di chilometri di distanza, un Saiyan che aveva trovato una tartaruga col guscio di metallo dorato cercava in tutti i modi di rendersi immortale, sfregandosi il guscio sul corpo. Poi, comprese che la tartaruga era solo sporca di fango giallo.

 

 

Lontano da lì, lontano dalla città e da ogni cosa, una donna Saiyan stava morendo.

Questo succedeva ogni giorno.

Ma stavolta non si trattava di una persona vecchia o ferita. In realtà, ancora peggio, si trattava di una persona malata. Un modo piuttosto patetico di morire.

Ma non aveva intenzione di rovinare la giornata del marito: era un bel giorno, e aveva delle cose da fare, in qualità di Capo del Villaggio. Ma mentre passava davanti alla sua casa, dove sua moglie continuava a soffrire, gridò verso la porta: “Vattene via, dannazione!”. Questa frase potrebbe sembrare davvero terribile per chi non sa che, accanto al letto, c'era la loro figlia, piangendo per la madre.

Il Capo, chiamato Hartich, era abbastanza tollerante. Aveva capito che un Saiyan poteva piangere, soprattutto se fosse solo un bambino, e se stesse davvero male . Però, piangere perché la propria madre stava per morire... ecco, questo non riusciva a capirlo.

Tutti muoiono, prima o poi!

“Fuori di qui! Vattene subito!” Gridò.

La ragazza, alla fine uscì. I suoi occhi erano rossi e gonfi.

“Non ti vergogni a far soffrire tua madre, durante i suoi ultimi istanti di vita, piangendo davanti a lei?” disse.

“Tu non capisci niente.” replicò la figlia, aggrottando la fronte.

“D'accordo. Piuttosto, renditi utile e vai a caccia di qualcosa da mangiare.”

La ragazza iniziò a galleggiare in aria (era piuttosto raro da quelle parti) e volò via.

Il padre entrò in casa. Lui e sua moglie erano insieme da 20 anni. Dalle parti dei Saiyan, a quell'epoca, era un sacco di tempo. Ovviamente, qualche volta si erano anche separati, per guardarsi un po' intorno, ma poi tornavano sempre insieme. E avevano educato entrambi la loro unica figlia, mentre solitamente i figli erano educati da un solo genitore, e in generale da tutto il villaggio.

Sua moglie era sveglia.

“Ti sta creando dei problemi, non è così?” chiese lui. “Non ha importanza.” rispose debolmente la donna. Hartich rimase in silenzio per un po', poi chiese: “Non vuoi porre fine a tutto questo?”

“No.” Rispose, “Voglio vedere la morte sopraggiungere.”

Era proprio una vera Saiyan.

 

Era quasi sera, e la maggior parte dei Saiyan era seduta ai tavoli, a bere e riposare, di fronte alle loro case. I tavoli e altri oggetti essenziali si trovavano sempre all'esterno, mentre la casa serviva solo per dormire e per riparare alcuni oggetti dalla pioggia.

Tutti loro si voltarono appena videro il loro Capo, che stava uscendo da casa sua con la moglie tra le braccia. Avevano capito che alla fine era morta. Stava male da diversi giorni, e i Saiyan non erano abituati a vedere delle persone morire così lentamente.

Hanaaaaaaaaasiaaa!!!” gridò Hartich, per chiamare la figlia, che sapeva fosse lì vicino. Immediatamente, la figlia venne fuori, attraversando le altre case, e si avvicinò accanto al padre. Il suo sguardo era ansioso e gli occhi stracolmi di lacrime appena vide sua madre.

Hartich fece un respiro profondo e gettò il corpo della moglie in alto nel cielo. In segno di rispetto per il loro Capo, tutti gli abitanti del villaggio rimasero in silenzio, guardando il corpo che saliva velocemente nel firmamento. Hartich lo aveva lanciato molto in alto. Questo significava che aveva molto rispetto. E più era lunga l'attesa, maggiore era questo rispetto. Mentre attendeva, serrò il pugno concentrando la sua energia, e Hanasia fece lo stesso.

Ora, il corpo cominciava a scendere, e tutti gli abitanti strinsero il pugno, raccogliendo la loro energia. Si erano allontanati dai tavoli ed erano pronti a colpire, perché generalmente, questo era il momento in cui erano soliti farlo. Ma, naturalmente, aspettarono che Hartich fosse il primo a sparare il colpo.

Il corpo stava scendendo, sempre più velocemente. Alcuni erano preoccupati: se il corpo avesse dovuto toccare il terreno, allora ogni segno di rispetto sarebbe stato vano. Per i defunti che da vivi erano stati disprezzati, la tradizione era quella di colpire il corpo non appena fosse gettato in aria, senza nemmeno dargli il tempo di salire in alto. Ma far cadere il corpo a terra, era ancora peggio. I Saiyan erano troppo scettici per pensare che potesse portare sfortuna o cose del genere. Per loro era soltanto una questione di rispetto.

Alcuni stavano esitando. Il corpo stava cadendo così velocemente che volevano sparare il colpo in quel momento, ma non avevano il coraggio di farlo.

Hartich e Hanasia, i due Saiyan più forti del villaggio si trovavano nel gruppo, e se Hartich fosse stato troppo lento, Hanasia avrebbe voluto sicuramente colpire per prima. Lei poteva prendersi la libertà di farlo, ma gli altri... certamente no. L' avrebbero pagata a caro prezzo. E così, guardarono i due Saiyan, aspettando un loro segnale. Quei due erano pronti ad attaccare, e ora stavano chiudendo i loro occhi. Erano davvero strani.

Un abitante del villaggio fece un movimento, ma venne subito fermato da un suo vicino. Se avessero aspettato ancora un quarto di secondo, il corpo avrebbe colpito il suolo! E allora, all'improvviso, Hartich e la figlia aprirono gli occhi e lanciarono le loro palle di fuoco sul corpo, seguiti immediatamente da tutti gli altri membri del villaggio. Un'esplosione risuonò poco sopra le case, e a terra cadde solo un po' di cenere.

Era così che i Saiyan trattavano i defunti della loro specie.

Disegni di:

PoF       14

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