DB Multiverse

DBM Universo 19

Scritto da Foenidis

Traduzione e adattamento di Grinch

Questi guerrieri che utilizzano potenti armature hanno combattuto accanto a Goku e ai suoi amici, ma da dove vengono in realtà? Qual è la loro storia?
Scopri come tecnologia e coraggio possano diventare gli ingredienti del cocktail della vittoria nell'insolito Universo Helioriano, il cui destino ha più volte rischiato di finire in tragedia.

Questo fumetto è in pausa. La continuazione arriverà in futuro...

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[Chapter Cover]

Tradotto da Crix, revisionato da Grinch

Sotto la luce obliqua dell’anello solare fissato nella stessa posizione da più di un’ora, un sordo rombo sembrava tenere la vita in sospeso. Wigner aveva momentaneamente riaperto il suo comunicatore per interrompere subito dopo il collegamento con lo stato maggiore, con la scusa di economizzare l’energia. In silenzio insieme a Waals, contemplava la rotazione dell’enorme globo costituito da detriti. Che altro fare? I loro sistemi avevano riattivato i flussi magnetici e il suo visore gli aveva permesso di reperire le gru. Sarebbe stato facile distruggerli, persino farli disattivare, una sola gru fuori servizio sarebbe comunque stata sufficiente, ma il capitano dubitava delle intenzioni dell’ufficiale aerospaziale. Non aveva mancato di far notare la piccola sfera fissata al modulo anti gravità che serviva di regola per le operazioni di manutenzione sull'immenso vascello dell’armata. Un’esplosione di forte potenza in un piccolo spazio non avrebbe lasciato alcuna speranza al mostro. Per mandare all’aria il piano stabilito e sostituirlo con una follia del genere, Mox doveva non aver digerito il fatto che i battaglioni erano stati decimati e il suo equipaggio perso. Per quanto fossero state eroiche le sue azioni, la sua carriera militare era terminata. Per un uomo come lui, la morte costituiva senza dubbio l’uscita di scena più onorevole.

Nella sfera di detriti, l’atmosfera si faceva pesante. La tensione tra i due protagonisti, la frizione tra i pezzi metallici in movimento, la progressiva mancanza di ossigeno accelerata dal formidabile metabolismo di Zarbon, contribuivano a pesare sui due organismi. Tuttavia, Mox si godeva il momento. Leggere a sua volta l’angoscia e la determinazione per trovare una soluzione, sulla faccia del mostro, gli procurava una gioia fino ad allora sconosciuta, un piacere quasi fisico. Sensazioni strane e inebrianti al tempo stesso. La sua propria morte? Che importava! Tra le fauci da incubo del mostro si celavano i nomi dei membri del suo equipaggio, un’intera pletora di giovani coraggiosi, visi fieri di cadetti della scuola aerospaziale e dei parenti venuti ad ammirarli nel momento della cerimonia di arruolamento, le strade animati da cittadini helioriani, le risate dei bambini, quelle dei suoi nuovi nipoti e Helior, quel pianeta che non poteva essere paragonato a nessun altro, che non aveva mai cessato d’ammirare ad ogni suo ritorno dalle missioni. Morire per loro, per lui, non era per nulla un sacrificio, era un onore senza eguali.

Per la prima volta da molto tempo, Zarbon poteva sentire il suo cuore battere a ritmo della sua angoscia. La sua forza e la sua posizione privilegiata presso il signor Freezer gli avevano fatto dimenticare la paura. Solo il suo signore e padrone gli suscitava timore e comunque ormai non veniva minacciato che raramente. Ed ecco che un miserabile scarto era capace di tenerlo alla propria mercé? I neuroni del guerriero erano in ebollizione. Il suo sguardo era fisso sul quel rifiuto mentre esitava tra due opzioni. Una di quelle sarebbe stata sbagliata e una giusta, non poteva sbagliare! Il suo fiato si fece corto e la sua pelle sudava nonostante il suo spessore lo proteggeva contro la temperatura che si alzava nella prigione di metallo. Vedendo che il comandante del vascello heloriano sudava appena, Zarbon si rese conto che il suo stress era il principale responsabile delle sue ferite e ciò aveva fatto salire di botto la sua aggressività. L’altro doveva averlo percepito dato che il maligno sorriso che deformava la sua faccia da ratto si stava allargando. Lo stronzo aveva ben previsto tutto! Aveva disattivato il campo di forza con piena consapevolezza della situazione e prevedendo di azionare il detonatore sul quale aveva messo il proprio pollice. Il poco spazio nel quale erano confinati impediva ogni tentativo di bombardare l’avversario, ma anche se Zarbon fosse stato in grado di proteggersi contro l’esplosione dei propri attacchi l’onda d’urto o la temperatura avrebbero innescato l’esplosione della bomba del folle e in quel caso nulla garantiva che il ki dell’alieno sarebbe stato sufficiente a garantirgli la sopravvivenza. La vecchia macchina non sembrava molto convincente, ma era davvero così? Zarbon non aveva mai visto o sentito parlare di quell’arma, impossibile sapere se l’ufficiale bluffasse o no. In più doveva considerare i due Ultra che non si sarebbero certamente fatti attendere al di fuori della sfera di detriti. Uscire da quello scontro troppo indebolito avrebbe significato sicuramente la sua morte. Zarbon cercò di recuperare il proprio ki per tornare alla situazione iniziale. La prima idea è sempre la migliore, sostiene il saggio. L’alieno contené la bozza di sorriso che faceva il solletico ai suoi zigomi da incubo.

“Non è normale.” Grugnì Waals. Wigner restò silenzioso di fronte alla sfera che non mostrava effettivamente alcun segno di cambiamento. Preferiva continuare a concentrarsi, pronto a fare fuoco se le cose avessero degenerato. Non c’era bisogno di ricordare a Waals di mantenere la calma. Il suo leader confidava nelle sue capacità di sparare. La pazienza non era il forte di Waals e ancora meno quando si trattava di combattere. Impossibile sapere che cosa succedesse dentro la trappola di Mox ma non era difficile immaginare che il comandante della Thetor si stesse gustando il momento. <> Pensò il capitano degli Ultra. Sarebbe stato meglio innescare un’esplosione com’erano entrati nel turbine di metallo. Ma lui non era Mox e non aveva alcun potere su quel che succedeva all’interno della sfera. Per evitare di incazzarsi riguardo l’argomento, cambiò il soggetto delle sue riflessioni, felicitandosi dello star scampando dal trambusto che in quel momento si verificava tra i membri del Gran Consiglio e lo stato maggiore. I primi sicuramente desideravano che l’anello fosse rimesso in movimento e gli altri che la minaccia fosse eliminata…

B L A M !

Una formidabile detonazione fece volare i due Ultra con il culo all’aria e a centinaia di metri dalla loro posizione.

Quando i sistemi di Wigner si stabilizzarono, ebbe giusto il tempo di sfoderare il suo scudo per proteggersi. Centinai di proiettili colpirono le protezioni dei due militari. La sfera di Mox stava cedendo sotto l’onda d’urto di una potente esplosione, ma causata da cosa?

I pezzi di metallo aveva interrotto il loro corso. I detriti nuovamente controllati dal potente flusso magnetico delle gru del cantiere, fluttuarono per ricostituire la sfera ancora costituita da una nuvola opaca.

Quando la nebbia cominciò a dissiparsi, un lungo brivido elettrizzò la spina dorsale di Wigner. Nella controluce dell’anello una figura sempre più netta cominciava ad intravedersi. Di Mox e del suo mezzo di trasporto non c’era più traccia… eccetto per la sua mano destra tranciata tra le enormi dita dell’alieno. Con l’armatura fortemente danneggiata, la pelle coperta di bruciature, di tagli e lividi, il mostro era visibilmente danneggiato, certo. Ma era difficile giudicare l’impatto di quelle ferite sulle sue capacità. Non c’era bisogno di disegni per immaginare quel che stava per accadere. Come Wigner aveva temuto, la velocità di Zarbon gli aveva permesso di prendere il comandante di sorpresa. La sua potenza fenomenale gli aveva permesso senza dubbio di spingere il modulo antigravitazionale verso la parete della sfera strappando la mano di Mox per detonare l’esplosione al momento opportuno. Parte dell’onda d’urto era stato attutito dalla spessa parete e l’energia aveva preso la direzione dell’esterno permettendo al mostro di sopravvivere e di creare una breccia sufficiente affinché uscisse dal turbine di detriti. <> Imprecò dentro di sé il capitano Ultra.

Quelle deduzioni gli avevano preso qualche secondo. Appena ristabilita la direzione, Wigner urlò un ordine attraverso il comunicatore. Un’ondata luminosa si accese sul suo dorso. Simultaneamente, due sfere energetiche vennero sparate dal suo pugno come ultimo attacco con ancora l’energia disponibile nei suoi accumulatori altamente utilizzati per tutta la battaglia di Dardan. Non c’era bisogno che spiegasse a Waals cosa fare, dato che fece fuoco nello stesso modo del suo capitano.

Il flash liberato dall’anello di Helior fu tale che nonostante dessero le spalle al proiettore e avessero degli assorbitori di luce nelle visiere, i due guerrieri helioriani non distinsero nient'altro che un bianco accecante per qualche istante. Quando ricomparirono i colori, costatarono che la sfera di Mox era stata attirata nel punto in cui convergevano le gru magnetiche. I due uomini abbassarono lo sguardo nello stesso momento, dato che la logica prefiggeva che anche l’alieno fosse precipitato in basso.

Nulla. Erano troppo in alto e c’erano troppi detriti per distinguere i resti che potevano essere sparpagliati. Prudentemente, Wigner chiese a Waals di scendere per verificare e di attendere i loro allarmi suonare le campanelle attraverso gli impianti nel cranio.

“Cazzo!” Ebbe giusto il tempo di ruggire Waals mentre i due Ultra furono costretti a schivare con una spinta fotonica un raggio energetico diretto verso il cielo.

Zarbon era alquanto resistente al dolore ed era talmente tanto tempo che non veniva danneggiato in quel modo che quasi aveva dimenticato quanto potesse essere sgradevole accumulare ferite. Mox era stato vaporizzato dal suo stesso esplosivo, ma restava comunque tutto il resto della popolazione del suo pianeta per pagare quell’affronto al posto suo. I due Ultra sopravvissuti sarebbero stati perfetti per l’antipasto. L’alieno strizzò gli occhi. Nonostante avesse schivato, un flash luminoso aveva attraversato le sue pupille e non riusciva a vedere che delle vaghe forme in sovrimpressione ad un bianco luminoso costellate di macchie scarlatte. Una saggia scelta sarebbe stata quella di attendere di recuperare la vista ma il modo in cui i suoi avversari avevano economizzato gli spari nella precedente offensiva gli fece indovinare che la loro riserva energetica era scarsa. Era possibile che avessero messo tutto quello che restava loro in quell’ultimo attacco? Forse si erano giocati il tutto per tutto con quel flash. Oppure, c’era il grande rischio che si riavvicinassero alla loro base per riapprovvigionarsi e con la sua vista ridotta e senza scuoter, tentare di raggiungerli sarebbe stato un fallimento in partenza. Ecco cosa pensava Zarbon mentre tentava di sentire l’odore della paura nella brezza del cielo helioriano. Si passò il dorso della mano sugli occhi per tentare di farsi passare più velocemente l’effetto dell’accecamento. Doveva e voleva vedere la sconfitta, il terrore, la disperazione trasudare dalle loro ridicole facce! Restava da trovare il modo di trovare il tempo per preparare con cura la loro morte. Il gusto del sangue si fece ancora più importante per lui quando spalancando la bocca per schernire gli helioriani con un sorriso di crudeltà disse:

“Bella mossa, pidocchi. Ma non è ancora abbastanza, è il momento di tentare la fortuna prima che m’incarichi di epurare il vostro bel pianeta.”

<>

L’irritazione colmò il ki di Zarbon. Anche se non si trattava di un Ultra, il nuovo arrivato doveva essere per forza un helioriano e doveva eliminarlo immediatamente. Era fuori questione il subire un'altra disavventura come quella inflitta dal quel vendicativo tizio in sedia volante!

Zarbon fece a malapena il gesto di alzare le braccia quando una voce familiare lo interpellò.

“Un attimo, merdaccia. Non abbiamo ancora finito noi due!”

<> Così voleva la fierezza saiyan. Da quando aveva ripreso conoscenza, ogni respiro ricordava a Vegeta quanto il suo onore fosse prezioso. A dire il vero, non gli restava che quello. Aveva appena sfiorato la morte e se aveva una possibilità di sopravvivere avrebbe dovuto superare la soglia dei suoi limiti dato che sapeva di essere isolato in territorio nemico e ferito troppo gravemente per scappare da quel territorio ostile. Oltretutto sentiva che il suo cuore batteva ancora solo per la sua forza di volontà e sarebbe stato illusorio aspettarsi ancora una volta che una vasca di rianimazione gli salvasse la vita. Essendo ormai fottuto, tanto valeva non morire solo. Non potendo portare all’inferno con sé Freezer, Zarbon sarebbe stato un valido sostituto.

Passata la sorpresa, Zarbon scoppiò in una fragorosa risata. Per riconoscere Vegeta, non aveva bisogno di vederlo, bastava sentire la sua voce e il suo fiato corto. La scimmia si era rialzata, ma era più morta che viva.

“Siete sempre stati difficili da uccidere, ma con un po’ di perseveranza ci si riesce. Sei l’ultimo, giusto? Avrò quindi il privilegio di porre fine alla tua maledetta razza in nome del padrone che hai tradito.” Sibilando ciò, si avvicinò alla figura interposta tra lui e gli helioriani.

Nessun tentativo di schivare, nessun gesto né difensivo né offensivo. Zarbon fu sorpreso per un istante di poter affondare la sua mano un poco più in su della ferita aperta dal colpo che aveva precedentemente creduto decisivo. Che cosa gli era passato nella mente a Vegeta venendo a cercare la morte in quel modo?

“Per il sign…”

Zarbon spalancò gli occhi un istante, poi affondò le sue zanne d’acciaio in un impeto d’ira. Nonostante la sue fauci fossero in grado di tranciare qualsiasi cosa, si piantarono per nell’avambraccio del sayan senza mutilarlo. Era vero che quelle fottute scimmie avevano la pelle dura! A qualche millimetro dalle dita della sua mano destra, sentì le ultime pulsazioni del cuore del bastardo che aveva ancora l’energia di parlare in un ultimo singhiozzo:

“Finalmente riesco a prenderti la gola!”

Il fedele braccio destro di Freezer cercò di respingere il saiyan in un ultimo riflesso… non seppe se ci era riuscito dato che gli arrivò come una folgorazione incandescente che gli causò come un vuoto nella mente.

Zarbon restò scioccato per un istante, sordo a causa dell’esplosione, comprese immediatamente di essere ancora vivo. Nonostante l’interno della gola devastato, la lingua fatta a pezzi e i suoi bei denti in frantumi , la flessibilità e resistenza della sua forma di potenziamento gli avevano evitato il peggio. Felice e indebolito, il saiyan non ebbe il tempo di formulare nemmeno il pensiero semplice di un bambino, dato che una strana sensazione di leggerezza liberò il suo spirito e le tenebre lo ingoiarono.

I due Ultra avevano creduto di non poter credere ai loro occhi alla vista di Vegeta frapposto tra loro e Zarbon. Era vivo nonostante avesse un buco in petto abbastanza grande affinché un pugno potesse passarci in mezzo? Ancora in grado di alzarsi e arrivare fin là? Quei due avevano sicuramente dei conti da regolare e il leader della squadra degli invasori non mancava del coraggio per sfidare un tizio ormai morto. Lasciarsi ammazzare pur di arrivare al proprio avversario, di certo non mancava di stile! Ma era troppo debole per essere decisivo, eppure la manovra disperata forniva loro l’occasione di agire! Non c’era bisogno di consultarsi. Come un unico uomo, Wigner e Waals si erano gettati su Zarbon nello stesso momento in cui aveva respinto il cadavere dell’alieno dalla pettinatura a forma di fiamma con un gesto più meccanico che altro. Tutt’altro che debole, l’attacco del saiyan aveva dato una bella botta al mostro. Quest’ultimo non sembrava nemmeno essersi reso conto della loro presenza che in quel momento stesso, con le loro lame laser della giusta lunghezza, tranciavano la testa di Zarbon a croce con un doppio movimento combinato, proprio sotto all’altezza del naso.

Disegni di:

Malug      

Faye      

DB Multiverse
Pagina 2414
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